Anche questa volta il governo ha deciso di decidere per conto proprio senza recepire le indicazioni fornite dalle Regioni, con il premier Giuseppe Conte che si è limitato ad ascoltare i governatori in videoconferenza. Nella giornata di ieri Attilio Fontana aveva lanciato un appello all'esecutivo giallorosso affinché venissero accolte le richieste provenienti dai territori, ma il nuovo Dpcm non ha fatto altro che confermare come il dialogo e l'ascolto non siano i punti di forza di questa maggioranza. A esprimere la propria rabbia è stato Luca Zaia, che spera "in un ripensamento in zona Cesarini" ma che comunque non nasconde la delusione per quanto avvenuto: "Mi spiace constatare che anche questa volta non siamo riusciti a costruire un provvedimento con il governo. Pensavo che si sarebbe potuto lavorare insieme".
E invece il copione è stato il solito, quello di sempre: "Il governo ci convoca, arriva un testo preconfezionato, lo approvano. La nostra voce, non c’è". A suo giudizio il sistema migliore è di lavorare sulle bozze, permettendo così ai presidenti di elaborare e avanzare le proposte in seguito a un minimo di riflessione con il giusto tempo d'anticipo: "Io la bozza l’ho ricevuta ieri alle 2.30 del mattino con la richiesta di un parere entro ieri a mezzogiorno". Sono tante le voci sull'irresponsabilità con cui si additano le Regioni, ma bisogna ricordare che ad esempio il Veneto - pur appartenendo alla zona gialla, ovvero di minor pericolo - ha autonomamente adottato provvedimenti restrittivi unici a livello nazionale, come la chiusura di tutti i negozi la domenica e lo stop alle medie e grandi strutture di vendita: "Rendo l’idea? Queste voci un po' mi stupiscono".
"Vi spiego cosa non va nel Dpcm"
Il ministro Francesco Boccia si è detto sorpreso dello stupore delle Regioni che, secondo il suo parere, sapevano già tutte le misure previste nel nuovo decreto. Ma è davvero così? In realtà il governatore leghista ha sottolineato che non erano note le modalità con cui sarebbero stati chiusi i Comuni. Nel mirino è dunque finita la decisione di non concedere deroghe per uscire dal proprio territorio a Natale, il 26 dicembre e il primo gennaio, con particolare attenzione specialmente agli anziani: "Sono da tutelare al massimo, ma nei comuni piccoli saranno in casa da soli a vedere in televisione gli assembramenti nelle città". Per lui non regge il confronto tra un Comune di poche centinaia di abitanti e uno da tre milioni come Roma: "Chiudi tutto, ma ci sono recinti da tre milioni di persone".
Zaia, nell'intervista rilasciata al Corriere della Sera, ha denunciato la totale assenza di una vera e propria lotta agli assembramenti di ogni genere e specie: "In maniera sistematica, cosa che di certo non facciamo chiudendo i confini comunali tre giorni".
Infine, pur riconoscendo le difficoltà nell'affrontare una situazione inedita e di una tale portata, ha invitato il presidente del Consiglio a cambiare passo e soprattutto la strategia per partorire i suoi Dpcm: "Per nessun governo sarebbe facile da scrivere. Senza le Regioni, è ancora più difficile. Ma se la vicenda Covid arriverà fino ad aprile e pensiamo di gestirla con Dpcm e ordinanze, temo che l’insofferenza dei cittadini diventi grande".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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