Quargnento (Al) - L'informatica, i cavalli e gli affari disinvolti. In paese la storia di Giovanni Vincenti viene riassunta con tre parole. Al bar, dove in penombra si gioca un'accanita partita a scopa, la sentenza è già di condanna, anche se fino a prova contraria Vincenti è la vittima dell'attentato: «Non pagava mai nessuno». Il suo regno per un quarto di secolo è stato il casale della tragedia, trentamila metri quadri, con abitazione principale, dependance, portico, e il maneggio ceduto qualche anno fa.
Lui aveva origini pugliesi, un padre camionista, e un grande talento: con due soci aveva fondato una società che aveva brevettato un software molto apprezzato dalle agenzie turistiche.
Accanto ai computer, c'erano i cavalli. Cavalli da corsa, compresa una figlia del mitico Varenne. Il mondo dell'ippica però, ed è quasi un luogo comune dirlo, è anche una frontiera pericolosa, attraversata da personaggi obliqui e animata da trame opache.
A questo si deve aggiungere il carattere chiuso dell'uomo: zero frequentazioni, zero amicizie, o quasi, fra le case dove tutti si conoscono.
Anni fa, il portico aveva preso fuoco e lui aveva riscosso un premio discreto, a quanto sembra 40mila euro. In paese, invece, si mormorava che non avesse mai pagato fino in fondo i sontuosi lavori di ristrutturazione avviati una decina d'anni fa.
Qualcuno ce l'aveva con lui: avvertimenti su avvertimenti. La siepe bruciata, le gomme dell'auto tagliate, i cani avvelenati. I carabinieri devono ricostruire i molti business condotti in modo spregiudicato: Vincenti era abilissimo nel portare a casa il risultato, lasciando gli interlocutori con un palmo di naso. Un quadro complesso, ancora di più per il dissidio con il figlio Stefano, rilanciato dai siti locali insieme all'immancabile pista che porta a una truffa assicurativa.
Stefano, un bravissimo ragazzo con tanto di laurea, era entrato in rotta di collisione con il padre per via della fidanzata, mai accettata dal genitore. Poi a guastare i rapporti, già tesi, era arrivata la denuncia per la vendita non condivisa di un camion scuderia, del valore di 300mila euro.
Di sicuro, Vincenti si era ritrovato in difficoltà: abbandonati gli amati cavalli, aveva cercato di risollevarsi mettendo in vendita la cascina, ma nessuno si era fatto avanti. Si era trasferito ad Alessandria, con un mutuo sulle spalle da 400mila euro, acceso presso Unicredit. Ora gli investigatori setacciano la vita dell'uomo, cercando la chiave del giallo.
Nessuno si sbilancia, ma le telecamere potrebbero aver ripreso qualcosa d'interessante; e poi ci sono i reperti, la scatoletta azzurra che custodiva un timer digitale collegato con la batteria che ha provocato la scintilla e le due bombole che non sono esplose, ma erano state aperte - almeno una - dalla mano assassina. Tutti elementi che possono portare lontano gli investigatori, convinti di dover studiare un attentato andato ben oltre le intenzioni di chi l'ha organizzato.
Doveva fare danni, è diventato una carneficina. I carabinieri rievocano la bomba che nel 2012 uccise una studentessa all'ingresso della scuola, a Brindisi. Nelle prime ore si era pensato ad una matrice terroristica, forse anarchica.
Poi si arrivò ad arrestare un soggetto, Giovanni Vantaggiato, specializzato nell'organizzare truffe sulla benzina agricola.Si procede per omicidio plurimo e crollo doloso di edificio. Una formulazione prudente ed elastica, prima di incrociare i dati e puntare al colpevole.
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