Insomma, nonostante la pioggia, il tentato blitz ambientalista contro la parata e qualche polemica di troppo, Sergio Mattarella è «soddisfatto»: la festa del Due Giugno è riuscita «perfettamente», ha fatto emergere quella «coesione nazionale» di cui il Paese ha bisogno per affrontare i suoi problemi interni e ha dato slancio per assolvere agli impegni Internazionali, dall'Europa al sostegno a Kiev. E buone notizie arrivano pure sul versante politico: dopo le parole ruvide della Lega sulla sovranità della Ue, il Quirinale «prende atto» della precisazione di Matteo Salvini, che ha spiegato come il suo partito nutra il massimo rispetto nei confronti del presidente «garante della Costituzione», altro che chiedere dimissioni. Fermenti tipici da campagna elettorale, così vengono considerati, niente di più. La situazione è sotto controllo.
E a questo punto il capo dello Stato entra in stand by. Manca una settimana scarsa al voto, il clima è già infuocato, quindi Mattarella si mette in modalità aereo. Un silenzio programmato proprio per cercare di influire il meno possibile nel dibattito degli ultimi giorni della campagna. Il Colle considera le elezioni europee un appuntamento cruciale per il futuro italiano e di tutto il continente, viste le guerre che ci circondano e la necessità di costruire strumenti collegiali più forti, in grado di competere con i giganti mondiali nell'economia, nella sicurezza e nelle nuove tecnologie. Ecco, si dovrebbe parlare di questo e non delle piccole beghe dell'ombelico di casa nostra.
Perciò il presidente, dopo una serie di interventi pubblici sui temi più svariati, ora tace. «Quello che voleva dire l'ha detto», spiegano i suoi consiglieri: dal Medio Oriente all'aggressione russa all'Ucraina, dalle riforme alla Costituzione, dalla sanità all'accoglienza dei migranti, dai decreti finanziari alla pubblica amministrazione, non è quasi passato giorno senza che Mattarella esternasse il suo pensiero. Nulla di straordinario, dicono. Anche la frase sulla «consacrazione della sovranità» del Parlamento europeo, quella che ha fatto infuriare il leghista Borghi, va inquadrata nella storia: sono decenni che l'Italia cede pezzi di sovranità nazionale a favore di Bruxelles, dell'agricoltura alla moneta unica, quindi sembra assurdo montare un caso adesso che si progettano una politica estera e un esercito comuni.
Ma è arrivato il momento di stare zitto.
Dopo le celebrazioni della Repubblica e i discorsi ufficiali, la scaletta della settimana prevede impegni più defilati. Un incontro con gli studenti degli istituti alberghieri, l'anniversario della fondazione dei carabinieri, la cerimonia a Rouen per gli ottant'anni dello sbarco in Normandia. Poi si spera in dibattuto più concreto.
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