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L'omaggio alle vittime della foiba di Basovizza: "Basta morti di serie B"

Mattarella chiama Napolitano: «Grazie per avere recuperato la memoria nazionale»

L'omaggio alle vittime della foiba di Basovizza: "Basta morti di serie B"

Dio solo sa cosa si respira da quassù. Davanti la foiba di Basovizza, oggi monumento nazionale e luogo della memoria per le famiglie degli infoibati e dei deportati, ci stanno tre ragazzi. È appena finita la cerimonia di commemorazione per la Giornata del Ricordo, e l'atmosfera è pesante. Il cielo grigio ricorda la morte di chi legato a un filo di ferro è stato infoibato con i compagni. Quei tre ragazzi pregano in silenzio. Mentre sopra le nostre teste scorrono nuvole di cielo terso dell'altopiano del Carso.

Qui, ieri, sono arrivati a flotte, autobus, auto, pullman di studenti, ragazzi, visitatori, familiari delle vittime. Una cerimonia con il presidente del Parlamento Ue Antonio Tajani, il vicepremier Matteo Salvini, il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga e il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza. Presente anche la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni. La cerimonia è stata aperta dalla liturgia dell'arcivescovo di Trieste, monsignor Giampaolo Crepaldi. Dopo l'ingresso dei gonfaloni e il rituale dell'alzabandiera, poi a mezz'asta in segno di lutto, davanti la foiba sono state deposte delle corone in ricordo delle vittime. «Non possiamo permettere ha detto Tajani volgendo lo sguardo a tutti gli italiani che stanno soffrendo la crisi in Venezuela che una dittatura efferata, che una dittatura comunista come quella di Tito, ripeta in Venezuela quello che è accaduto qui. È una vergogna che non deve mai più accadere». «Non ci sono martiri di serie A e martiri di serie B ha detto Matteo Salvini che ha deposto una corona di alloro ci sono vittime della follia criminale dell'uomo che a volte si dimentica di essere uomo. Così come non c'è un però ad Auschwitz, non c'è un però a Basovizza. Criminali gli uni e criminali gli altri. E criminale chi giustifica gli uni o gli altri. Faccio affidamento su insegnanti, su donne, uomini, educatori liberi che portino in classe il passato affinché il futuro non riproponga mai orrori simili». «Vi dico allora che rimuovere il ricordo di un crimine vuol dire commetterlo di nuovo», ha commentato il sindaco Dipiazza.

Alla cerimonia erano presenti, oltre a un picchetto del Reggimento Piemonte Cavalleria e a diverse associazioni combattentistiche, anche oltre 400 studenti da tutta Italia, che hanno aderito al progetto «Le tracce del Ricordo», ideato dal Comune e dalla Lega Nazionale di Trieste. «Ai giovani il dovere di continuare a rendere onore ai nostri martiri ha scritto Tajani su Twitter - bello vedere tanti giovani a Basovizza per il Giorno del Ricordo!».

Sabato anche il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha celebrato la Giornata del Ricordo, ribadendo che «non si trattò di una ritorsione contro i torti del fascismo». E ieri il capo dello Stato ha telefonato al presidente emerito Giorgio Napolitano che «ha tanto fatto per restituire alla memoria nazionale quei tragici eventi». Ieri alla commemorazione c'era anche Graziella Gianolla, 84 anni il prossimo 17 maggio. Il padre e lo zio furono infoibati e massacrati. Una lettera data in esclusiva al Giornale racconta quello che fu «un infame, crudele, bestiale efferato ed il più feroce delitto». Era il 31 gennaio 1944.

Costretti «a camminare scalzi e sanguinanti ovunque. Dovevano ballare perfino su mucchi di spine pungentissime () questa volta con le più inaudite torture: li fecero bruciacchiare nelle parti intime e i capelli con i rami di quercia coi fogli accesi».

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