Londra. Prima Cain, adesso è la volta di Cummings. Cadono uno dopo l'altra le teste dei consulenti alla comunicazione di Boris Johnson. Proprio quelli più fedeli, gli architetti del successo della Brexit e delle ultime elezioni, sono costretti ad andarsene nell'ambito di un rimpasto interno dettato forse più da antipatie personali e giochi di potere che dalla diretta volontà di un premier che con loro ha più di un debito di riconoscenza.
Le prime dimissioni sono state quelle di Lee Cain, capo dell'ufficio stampa di BoJo e collaboratore sin da quando il primo ministro era a capo del ministero degli Esteri. L'annuncio era giunto a sorpresa proprio nel giorno in cui il Times annunciava in prima pagina la sua possibile promozione a capo di gabinetto del premier. Secondo il quotidiano il nuovo incarico di capo del gabinetto gli sarebbe stato offerto da Boris in persona, che però non aveva fatto i conti con la sua attuale compagna Carrie Symonds. Sembra che tra la futura moglie di Johnson (anche lei ex consulente dei media) e Cain non corra buon sangue e che sia stata lei a mettere il veto alla sua promozione, spingendo poi Cain a un punto di rottura che è poi sfociato nelle dimissioni.
Ieri l'ennesimo annuncio a sorpresa dell'uscita di scena del braccio destro di Johnson, quel Dominic Cummings che molti avrebbero voluto fuori dai piedi già un anno fa e che, fino ad ora, nessuno era riuscito a scalzare. Cummings, controverso alter ego di Boris, in mattinata aveva annunciato la sua intenzione di lasciare l'incarico entro la fine dell'anno, ma nel tardo pomeriggio già se n'era andato da Downing Street, confermando quel carattere impulsivo e menefreghista che molti gli hanno sempre contestato. Le indiscrezioni, secondo cui il collaboratore più importante di Johnson sarebbe stato costretto ad abbandonare in segno di solidarietà con Cain, a cui era molto legato, sono state definite «assolutamente inventate» dal diretto interessato. Anzi, già ieri, lo stesso Cummings aveva dichiarato che la sua posizione non era cambiata dal gennaio scorso, quando proprio nel suo blog, aveva detto di voler essere esonerato dal suo ruolo entro la fine del 2020, in concomitanza con l'uscita del Regno Unito dall'Ue. Evidentemente qualcosa o qualcuno deve aver fatto precipitare la situazione, visto che quello che da molti viene considerato la «mente» di Downing Street ha deciso di lasciare tutto seduta stante, senza aspettare nemmeno un minuto di più.
Per molti parlamentari conservatori, Johnson non potrà che beneficiare da questa decisione. Cummings, con le sue manie accentratrici e il piglio rivoluzionario non ha mai goduto delle simpatie del pubblico e tantomeno dello staff, per non parlare dei rapporti conflittuali che intratteneva con la stampa.
Per BoJo, in crisi di consensi, schiacciato tra la crisi pandemica e lo stallo della Brexit, questo cambio della guardia potrebbe essere un «nuovo inizio» e una boccata d'ossigeno dopo settimane di polemiche. Anche se rimpiazzare il visionario Dominic e il fedelissimo Cain, non sarà un'impresa facile. A meno che la signora Johnson non abbia già pensato anche a questo...
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