Londra schiera i soldati ma la Brexit tiene fuori 5mila camionisti dell'Ue

La scelta del governo sembra un palliativo. Emergenza per mesi. Supermercati a rischio

Londra schiera i soldati ma la Brexit tiene fuori 5mila camionisti dell'Ue

Le rassicurazioni sui media del premier Boris Johnson e del ministro dei Trasporti Grant Shapps non sono bastate a rassicurare i cittadini britannici. Sesto giorno di coda ieri, ai distributori di carburante del Regno Unito, e la situazione potrebbe durare per mesi. Sebbene il governo si ostini ad affermare che il problema della mancanza di benzina e gasolio alle stazioni di servizio, provocato dalla carenza di camionisti, si sta risolvendo, il panico continua a serpeggiare tra la gente che fa la fila per ore ai distributori, principalmente in quelli della capitale. Nei giorni scorsi il nervosismo era alle stelle tra chi si disputava anche solo un paio di litri necessari a garantire un po' di autonomia a moto e veicoli di piccola cilindrata. In alcune stazioni si è arrivati al limite della scazzottata, anche se non si sono verificati incidenti gravi.

Nel frattempo il governo restava alla finestra e faceva filtrare l'ipotesi di mandare l'esercito a distribuire il carburante, ma anche la possibilità di un razionamento, come ai tempi della guerra e di sospendere temporaneamente la legge sulla libera concorrenza per consentire alle diverse compagnie produttrici di coordinarsi per sbloccare la situazione. «So che la situazione è difficile, ma posso dirvi che è in via di miglioramento» ha assicurato martedì alla Bbc un Johnson più scarmigliato del solito che come è avvezzo a fare, anche in questo caso ha detto soltanto quella parte di verità che più gli tornava comoda. Perché, se è probabile che nei prossimi giorni gran parte dei distributori rimasti a secco possano riaprire, è anche vero che questo sarà possibile perché finalmente ieri pomeriggio l'esecutivo si è deciso a mandare i soldati a consegnare la benzina in giro per il Paese. A dichiararlo è stato il ministro per gli Affari Kwasi Kwarteng promettendo di essere pronto a utilizzare anche un'ottantina di autocisterne della riserva governativa per far fronte all'emergenza. Nei prossimi giorni saranno 150 gli autisti qualificati dell'esercito a mettersi sulle strade insieme ad altri 150 civili qualificati di supporto pronti ad intervenire.

Per ora l'industria del carburante ha però dimostrato soltanto un cauto ottimismo nei confronti delle assicurazioni governative. In base agli ultimi dati raccolti dai membri della Petrol Retail Association a partire da martedì mattina, il 40% delle stazioni segnalavano il tutto esaurito, il 40% ne aveva a disposizione soltanto un tipo e appena il 20% erano state completamente rifornite. Una fonte del Times ha inoltre detto al quotidiano che la Bp, uno dei quattro maggiori fornitori mondiali di petrolio e gas naturale (che nel weekend ha chiuso un centinaio delle sue filiali), continuerà ad avere problemi di rifornimento anche per tutto il mese di ottobre. A rincarare la dose arriva infine la pronta risposta dei camionisti e degli autotrasportatori europei a cui il governo inglese ha «generosamente» offerto 5mila visa di tre mesi per venire a lavorare nello stesso Paese che dopo la Brexit li ha cacciati senza tanti complimenti. Molti di loro non hanno alcuna intenzione di ritornare.

«Non credo che questi permessi temporanei basteranno a risolvere la situazione nel breve termine - ha dichiarato alla Bbc Edwin Atena, rappresentante del sindacato olandese degli autotrasportatori - ci vorrà di più per convincerci e credo che i lavoratori europei non ci penseranno neppure a venire nel Regno Unito per tre mesi solo per aiutare il Paese a uscire dalla schifosa situazione in cui si è cacciato da solo».

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