L'opposizione? Non pervenuta. E Conte difende il buco del 110%

Schlein (da remoto) non scalda la platea del Lago di Como. Il leader Cinque Stelle, responsabile della voragine del Superbonus, ancora meno. E Calenda condivide tutte le scelte di Meloni

L'opposizione? Non pervenuta. E Conte difende il buco del 110%
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Il Forum Ambrosetti di Cernobbio ha messo in evidenza lo stato confusionale che pervade l'opposizione parlamentare. I tre leader della minoranza - Elly Schlein, Giuseppe Conte e Carlo Calenda - non solo non sono riusciti a scaldare una platea con la quale il feeling è ai minimi termini, ma non hanno nemmeno dato la sensazione di avere un argomento comune sul quale incalzare il governo che non sia la difesa della spesa sanitaria o il salario minimo. Ognuno viaggia sui propri binari. Lo dimostra plasticamente anche lo sfasamento degli interventi: Schlein in videocollegamento, Calenda da solo e Conte, giunto in ritardo, si è inserito tra due panel dedicati al governo.

La segretaria del Pd ha insistito sui suoi mantra. Tra questi la necessità di «un multilateralismo nuovo per provare ad affrontare le nuove sfide, dalla crisi climatica alla situazione della finanza fino ai nuovi equilibri geopolitici». Insomma, l'Europa non dovrebbe abbracciare troppo gli Usa ma dialogare con tutti di volta in volta. Poi, il salario minimo che laddove applicato «non ha avuto effetti negativi sull'occupazione, ma soprattutto ha rilanciato anche i consumi delle fasce più deboli». Poco e niente, invece, sull'importanza della formazione. Allo stesso modo, occorre riconoscere che Schlein ha evidenziato la necessità di fondi Ue che replichino l'esperienza di NextGen Eu «per la transizione energetica o per la difesa comune europea: un modo per dare continuità allo sforzo fatto durante la pandemia». Una proposta contigua a quella del governo che invece vorrebbe escludere questi investimenti dal computo del deficit.

Il leader M5s, Giuseppe Conte, invece, ha impiegato i dieci minuti a lui dedicati per giustificare la bontà di tutte le misure adottate dai suoi governi e la cui validità oggi viene messa in discussione. «Il Superbonus è stato un volano per la ripartenza e le truffe sono ammontate allo 0,5% del totale dei crediti», ha detto proprio mentre Giorgetti ammetteva che il solo pensiero dei 100 miliardi di costo della misura gli fa venire «il mal di pancia». Il reddito di cittadinanza sospeso? «Una genialata pensare di accendere micce in una polveriera sociale togliendolo», ha aggiunto senza menzionare i costi superiori ai 30 miliardi che non hanno avuto ricadute positive in termini di occupabilità dei beneficiari. La crescita in rallentamento? «Meloni aveva una Ferrari e l'ha trasformata in una bici». Non c'è da sorprendersi se a queste intemerate abbastanza demagogiche la platea abbia risposto senza quasi un applauso, neanche per cortesia.

Più complesso, invece, interpretare il pensiero di Carlo Calenda. «La legge di Bilancio è stata una legge responsabile, la linea in politica estera la condivido, sulla giustizia con Nordio abbiamo affinità elettive e sottoscrivo tutto quello che Nordio intende fare, dal punto di vista della transizione energetica ci troviamo più d'accordo con questo governo», ha spiegato il leader Azione aggiungendo di essere favorevole alla riapertura del dossier nucleare. «Abbiamo sostenuto la limitazione del reddito di cittadinanza che riteniamo un errore così come abbiamo sostenuto la sospensione del Superbonus», ha concluso. Insomma, i punti di differenziazione rispetto a Meloni & C. non sono immediatamente visibili.

Certo, Calenda sostiene il salario minimo, critica la tassazione delle banche e ritiene inadeguata la gestione dei fondi del Pnrr che vorrebbe trasformare in sgravi per le imprese (circostanza alla quale il governo ha pure pensato), ma il primo pensiero che viene in mente è che tra Conte e Schlein lui sia una specie di corpo estraneo, un alieno cascato per caso nel fu «campo largo».

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