L'ora di tornare all'orgoglio dell'Occidente

Il voto Usa e il futuro

L'ora di tornare all'orgoglio dell'Occidente
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Chi sarà il prossimo Presidente degli Stati Uniti? È questa l'incognita che potrebbe determinare il destino dell'Occidente? L'ascesa degli Stati Uniti, dopo le due guerre mondiali, ha consacrato questa nazione come guida indiscussa. E siccome il presidente degli Usa è diventato il leader dell'Occidente, le elezioni americane non riguardano solo gli Stati Uniti ma il futuro di tutti.

L'Occidente stesso però è minacciato non tanto da forze esterne, ma da una crescente autocritica interna che rischia di minare i suoi stessi fondamenti. Alcuni movimenti, mossi da senso di colpa per gli errori del passato, mettono in discussione la nostra cultura, le nostre tradizioni e persino la struttura sociale alla base della nostra civiltà. È un'autocritica pericolosa perché, mentre ci concentriamo su questioni divisive, come i diritti civili per piccole minoranze, trascuriamo i diritti sociali universali che toccano la vita di tutti i cittadini. La conseguenza? Una società sempre più frammentata, facile da controllare, ma destinata all'autodistruzione se non si corre ai ripari.

Le prossime elezioni americane potrebbero segnare un punto di svolta. L'Occidente potrebbe riscoprire e riaffermare i suoi valori fondamentali, o continuare sulla strada della frammentazione e della crisi d'identità. Non possiamo permetterci di perdere questa battaglia culturale.

Cos'è l'Occidente? È un'idea che parte dalla Grecia antica, attraversa Roma, il Cristianesimo, il Sacro romano impero, il Medioevo, il Rinascimento, l'illuminismo fino ad arrivare alla democrazia attuale.

Perché dovrebbe vincere l'odio per l'Occidente? Quali sono i misfatti che lo rendono più indegno rispetto ad altri paesi del mondo? Gli uomini degli altri Paesi sono più buoni? Le altre culture sono più evolute? Sarebbe esistita l'America senza la schiavitù? Cosa sarebbero gli Usa se avessero rispettato i diritti degli indiani? Nel Nord America, lo schiavismo, ancor prima della fondazione degli Stati Uniti, ha seguito il modello spagnolo del Sud America, dove si acquistavano gli schiavi delle tribù africane che riducevano in prigionia i nemici.

Che il discendente di uno schiavo sia stato eletto Presidente degli Stati Uniti è la prova del fatto che, in secoli di evoluzione e di conquiste, i discendenti degli schiavi neri in Usa hanno avuto più opportunità rispetto a quelli dei connazionali «liberi» rimasti in Africa.

D'altronde dove sono nati i diritti? Chi ha scritto la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino? Chi ha iniziato a combattere il razzismo? L'Asia, l'Africa, la Russia o l'Occidente? I paesi occidentali si sono evoluti riconoscendo all'umanità in sé un valore importantissimo, da promuovere e difendere e l'evoluzione è stata possibile proprio perché avevamo dei valori di base che ponevano limiti allo sfruttamento altrui.

La priorità dell'Occidente dovrebbe essere quella di riscoprire i suoi esempi eroici, rievocare l'epica alla base della sua civiltà a partire dall'Iliade e l'Odissea che ci hanno offerto dei modelli di umanità, etica e filosofia greca che sono sopravvissuti al Cristianesimo e lo hanno arricchito. Si è spesso discusso di Stato etico quando sarebbe il caso di riscoprire lo stato epico.

La lotta è tra Occidente e Antioccidente: possiamo dissolverci o rinascere. Ma, prima che sia tardi dobbiamo prendere coscienza di essere Occidentali, diventare ricercatori delle nostre origini e riscoprire l'orgoglio delle nostre radici, senza accontentarci della cultura del consumo e del pensiero unico. Chi ci vuole paralizzati dalla vergogna desidera legarci con catene che imprigionano l'anima per poi buttare via la chiave.

Se l'Occidente cede al senso di colpa, rischia l'autodistruzione. Le prossime elezioni americane non determineranno solo il futuro degli Stati Uniti, ma quello della civiltà occidentale. È la scelta tra rinascita e dissoluzione.

Speriamo che l'Occidente scelga bene.

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