«Abbiamo avuto rassicurazioni sul rispetto e la tutela dei cristiani in Siria. Nessuno vi toccherà o vi farà del male, ci hanno garantito». A parlare al Giornale è padre Bahjat Karakash, parroco della chiesa di San Francesco ad Aleppo.
Come state vivendo questi momenti?
«Qui ad Aleppo la situazione è nella normalità. Ho sentito persone che vivono a Damasco e anche nella città le cose stanno migliorando. Purtroppo ci sono stati danni molto grandi alle strutture pubbliche».
Timori per i cristiani?
«Abbiamo avuto un incontro con i rappresentanti della direzione delle operazioni militari, coloro che stanno gestendo la fase di transizione. Un lungo incontro, molto amichevole. I toni utilizzati sono stati sereni, la risposta rassicurante. Ci hanno confermato che i cristiani non sono ospiti ma parte integrante di questa società. Vogliono che i cristiani siano partecipi della vita pubblica e ci hanno esortato a continuare a fare tutto come fatto finora, assicurando che nessuno ci farà del male».
Come vivono i cristiani la caduta di Assad?
«Si respira un clima di libertà, di espressione libera di quello che si pensa e si vuole anche per il futuro della Siria. Ci è stato promesso che verranno restituiti tutti i beni confiscati alla Chiesa dal 1967 ad ora».
Cosa pensa della caduta di Assad?
«Non ce la facevamo più. La difficoltà più grande era la mancanza di speranza. Ci sembrava di vivere in un tunnel senza uscita. Negli anni del regime, soprattutto ultimamente, non è stato fatto nulla per lo sviluppo del Paese. Anzi, si avvertiva una sempre maggiore oppressione, un clima mafioso, nessuno poteva fare nulla senza essere controllato. Non c'era speranza. Siamo arrivati al punto di desiderare la caduta del regime almeno per respirare la possibilità di una nuova fase».
Quale è il suo appello?
«Che i siriani non siano lasciati soli dalla comunità internazionale. Basta commerciare con il sangue del popolo. Abbiamo bisogno di essere aiutati a ricreare la nostra nazione e il nostro futuro. Non è possibile continuare con le sanzioni economiche e lasciare la Siria esclusa dalla comunità internazionale».
I responsabili dei crimini
commessi sotto il regime devono risponderne?«Sì, chi è colpevole del sangue dei siriani, da tutte le parti in causa, sia portato in tribunale. Ci sia una giustizia che metta fine a questo spargimento di sangue».
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