L'orrore dei sub nel parcheggio. "Cinquemila posti, un cimitero"

Per i media iberici non ci sono dubbi: se non fosse per il fango, l'area metropolitana di Valencia potrebbe essere scambiata per una zona di guerra ucraina

L'orrore dei sub nel parcheggio. "Cinquemila posti, un cimitero"
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Juàn, un giovane panettiere, strappa il microfono dalla mano di Alejandra Herranz, inviata a Valencia e volto noto di Rtve: «Non vogliamo ripeterlo più! Non c'è stata incoscienza da parte nostra. Nessuno ci ha avvisati. Vi pare che migliaia di persone avrebbero preso l'auto sapendo che sarebbe successo il finimondo?». C'è tanta rabbia nelle sue parole, il disappunto di chi ha perso tutto: la casa, la famiglia, la vita. Il nuovo bilancio diramato dal ministero degli Interni parla di 211 morti (solo 39 riconosciuti dai familiari), ma continua a essere un dato parziale. Lo si evince anche dalle testimonianze dei sommozzatori militari della Ume, che sono riusciti a entrare in un parcheggio sotterraneo, totalmente allagato, del maxi-centro commerciale Bonaire, ad Aldaya. Al momento dell'inondazione, martedì pomeriggio, i negozi, i ristoranti e i cinema erano aperti e in zona c'erano centinaia di persone. Il livello dell'acqua è salito fino a tre metri, e il parking, con 5.700 posti disponibili, è diventato una trappola mortale. Secondo fonti dei soccorsi «Bonaire è diventato un cimitero», così come il parking sotterraneo ad Alfafar.

Per i media iberici non ci sono dubbi: se non fosse per il fango, l'area metropolitana di Valencia potrebbe essere scambiata per una zona di guerra ucraina. Le bombe in effetti sono arrivate, ma d'acqua, tanta, troppa, che ha messo in ginocchio più di un milione di abitanti, 130mila dei quali sfollati e lasciato 15mila senza corrente elettrica e acqua.

Intanto la Comunidad Valenciana si è svegliata per il quarto giorno consecutivo guardando il cielo e tremando per i soccorsi che in alcune zone tardano ad arrivare. Le persone colpite dall'apocalisse continuano a chiedere urgentemente acqua e cibo. «Qui i soccorsi non si sono ancora visti. Solo el pueblo salva el pueblo!», imprecano alcuni abitanti di Chiva. La solidarietà dei cittadini di tutta la provincia ha reso possibile lo stoccaggio di cibo, vestiti e coperte nei punti di raccolta, ma ora il problema è la distribuzione. Per queste ragioni il governo ha inviato, tardivamente, 5mila soldati che si uniscono ai 3mila già dispiegati, e altri 5mila tra Guardia Civil e forze di polizia. Assieme ai volontari parteciperanno ai lavori di salvataggio (ieri una donna è stata trovata in vita nella propria auto intrappolata in fondo a un sottopassaggio a Benetússer), occupandosi anche della somministrazione dei generi di primo conforto. Un punto di raccolta e distribuzione è stato aperto in avenida de Suecia, all'interno dello stadio Mestalla, dove anche alcuni atleti della squadra di calcio, come i nazionali Gayà e Pepelu, si sono messi a disposizione per consegnare cibo, acqua e coperte. Migliaia di cittadini continuano a spostarsi a piedi da Valencia verso le aree metropolitane del sud più colpite da Dana. Si stanno coordinando, attraverso gruppi telegram e WhatsApp. Qualcuno, intercettato dalle tv locali, ironizza: «Se si fossero coordinati come noi quelli del 112 non avremmo avuto tutti questi morti». Da giovedì il Palazzo di Giustizia è stato trasformato in obitorio. La coda di chi non ha più notizie dei parenti (1.900 le chiamate al pronto intervento) si è trasformata in un serpentone di un paio di chilometri.

C'è chi singhiozza, chi tiene stretto tra le mani un rosario, chi guarda nervosamente il cellulare, sperando nello squillo di chi non ha più dato notizie da martedì. Oggi arriveranno a Valencia re Felipe VI e la consorte doña Letizia.

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