Il trattato di Schengen è sempre più messo in discussione da quando è esplosa l’emergenza coronavirus: tutti i vari paesi stanno chiudendo i confini, a partire da quella stessa Germania che il virus, come fatto notare su InsideOver da Roberto Vivaldelli, ha improvvisamente fatto riscoprire “sovranista”.
Ecco quindi che l’Ue, mossa più dal timore di sciogliersi definitivamente che dalla prospettiva di incidere realmente nelle decisioni dei vari Stati nazionali, sta cercando in extremis di salvare i dettami di Schengen ed i suoi principi. Prima ancora della videoconferenza in cui si confronteranno i commissari Ue ai trasporti ed alla sanità con i corrispondenti ministri dei 27, da Bruxelles sono trapelate voci su alcune linee guida che l’Europa verrebbe emanare riguardo la chiusura dei confini.
Il presupposto da cui parte la commissione, è che il Covid-19 è oramai diffuso in tutto il vecchio continente e dunque chiudere adesso le frontiere viene giudicato poco opportuno: “Il coronavirus è diffuso già in tutti i Paesi – ha spiegato il portavoce capo della commissione, Eric Mamer – quindi la chiusura dei confini non è il modo migliore per bloccarlo”.
Tuttavia, sono già 7 i paesi dell’Ue che hanno notificato questa scelta a Bruxelles: Austria, Ungheria, Repubblica Ceca, Danimarca, Polonia, Lituania e Germania. Altri potrebbero aggiungersi a questa lista nelle prossime ore.
La commissione dunque, ha presentato ai vari governi le proprie proposte per delle linee guida che salvaguardino alcuni interessi ritenuti comunitari. A partire dai controlli sanitari da attuare nelle frontiere esterne dell’Ue. Una raccomandazione quest’ultima valevole ovviamente per quei paesi che confinano con nazioni non appartenenti al giro dei 27.
Alla luce però delle decisioni di alcuni governi di chiudere anche le frontiere interne, Bruxelles non vieta del tutto questa opportunità ma detta delle condizioni: la prima, forse la più importante in ottica comunitaria, è che non possono essere fatte discriminazioni in base alla nazionalità. In secondo luogo, l’Ue potrebbe chiedere l’istituzione di corsie preferenziali per cibo e medicinali in modo da favorire l’approvvigionamento di generi di prima necessità soprattutto nelle aree colpite dal Covid-19.
C’è poi un dettaglio che potrebbe riguardare in primo luogo l’Italia: Bruxelles nelle sue linee guida ha voluto ricordare che non è necessario alcuna certificazione “virus free” per le merci alimentari. Una circostanza quest’ultima che invece, soprattutto in riguardo alle nostre merci, è stata richiesta da alcuni importatori.
Le linee guida adesso dovrebbero essere discusse con i vari ministri competenti nella video conferenza prima ricordata.
Non ci sono le condizioni per molti titolari dei dicasteri nazionali per raggiungere Bruxelles, dunque i rappresentanti politici discuteranno in video delle nuova manovre.Ma il dato appare abbastanza chiaro: nessuno dei paesi che ha già issato le frontiere ha intenzione di fare marcia indietro.
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