Dire che il nome di J.K. Rowling sia stato censurato sembra quasi uno scherzo. Andiamo, chi cancellerebbe il nome della scrittrice più venduta del pianeta? Chi non lo metterebbe in primissimo piano, per attirare più fan possibili? Risposta: la Warner Bros. Il terzo episodio della saga degli Animali fantastici è stato presentato e, nel trailer di I segreti di Silente, il nome dell'autrice non compare subito, cubitale, come nei due film precedenti: appare il nome di Warner Bros, che «invita» gli spettatori a scoprire i retroscena (inventati da J.K. Rowling) della vita del preside di Hogwarts (inventati, preside e Hogwarts, da J.K. Rowling), prima che alla scuola di magia arrivassero Harry Potter e i suoi amici e nemici (inventati anche loro, sempre, da J.K. Rowling).
Insomma: la creatrice della sceneggiatura e della saga viene citata in piccolo, in fondo, neanche fosse un effetto collaterale fastidioso di un farmaco altrimenti perfetto. E il fastidio è dovuto al fatto che, come noto ormai da un paio d'anni, la scrittrice inglese, all'apice dei miliardi e del successo, non si sia piegata al diktat di quello che generosamente viene chiamato «pensiero unico» (la generosità riguarda l'uso della parola «pensiero») e abbia osato dire ciò che pensa sui trans e le donne. Cioè, che le donne sono donne. Addirittura, la settimana scorsa ha protestato contro la polizia scozzese, che consentirà agli stupratori di auto-definire il proprio sesso. Ha citato Orwell: «La guerra è pace. La libertà è schiavitù. L'ignoranza è forza. Quell'individuo col pene che ti ha stuprata è una donna».
Risultato di tutto ciò: la Warner ha miniaturizzato il suo nome, per paura di ritorsioni; alla reunion per i vent'anni di Harry Potter al cinema, evento previsto l'1 gennaio in diretta mondiale (da noi sarà trasmesso su Sky e Now), ci saranno tutti tranne lei; perfino le associazioni di Quidditch (lo sport che si gioca nel mondo magico, inventato ovviamente da avete capito chi) hanno detto di voler cambiare nome, per protesta contro le sue posizioni «transfobiche». Vabbeh direte voi, uno che si è iscritto al Quidditch, e non vola davvero su una scopa...
Comunque, sarebbe tutto veramente ridicolo, se non ci fossero alcuni dettagli inquietanti. Primo, gli «attivisti» sono così interessati alla libertà (propria) da ledere quella altrui: «Con tutte le minacce di morte che ho ricevuto mi ci potrei tappezzare la casa» ha detto Rowling, a un certo punto (non che questo l'abbia fatta desistere, anzi). Secondo, la scrittrice avrà incassato la decisione di Warner senza fiatare? Vedremo. Ieri ha scritto: «Non mi lascio mai abbattere dai babbani». Terzo, i fan di Harry Potter sentono la risatina agghiacciante di Dolores Umbridge in sottofondo.
Lei, che aveva scalzato Silente e aveva coperto Harry e il suo mentore di false accuse sui media magici (che caso); lei, paladina delle regole applicate con dittatoriale ottusità (altro caso); lei che, dietro tanta solerzia apparente per il bene, nascondeva la solita, meschina sudditanza dell'ipocrita al male. A Colui che non deve essere nominato, ma che Harry ha il coraggio di chiamare per nome.
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