Era la gita di fine anno. Attesa, sognata, arrivata. La classe veniva da Bad Arolsen, nel land dell'Assia, per godersi il fascino della capitale tedesca, Berlino, dopo anni di Covid e insopportabili lockdown. In tutto 24 studenti e due insegnanti. E invece per circa metà di loro, il momento più atteso dell'anno si è trasformato in incubo. Metà scolaresca ferita. La professoressa che li accompagnava uccisa, non si sa bene nemmeno con certezza per quale ragione o movente premeditato. L'insegnante aveva 51 anni e dopo che l'auto è piombata sulla folla e ha colpito la comitiva, per la donna non c'è stato più nulla da fare. Morta davanti agli occhi dei suoi ragazzi, metà dei quali intanto erano stati a loro volta travolti. Un altro insegnante, che stava accompagnando il gruppo, è invece rimasto ferito.
Tra i testimoni, sul luogo della tragedia, c'era l'attore scozzese-americano John Barrowman, che ha assistito alla scena con un amico. Entrambi si sono salvati per un soffio e hanno subito riferito di avere pochi dubbi che si sia trattato di un gesto intenzionale. Ma non da subito. In un primo momento, l'attore racconta di aver visto un'auto salire sul marciapiede fuori da un ristorante italiano all'angolo tra Rankestrasse e Tauentzienstrasse e subito pensato che si trattasse di un incidente. Ma subito dopo la stessa automobile è tornata sulla strada, per poi di salire di nuovo sul marciapiede più in basso. Una dinamica che lascia chiaramente pensare a un attacco. «Eravamo in un negozio, abbiamo sentito un bang e siamo subito usciti e abbiamo assistito alla carneficina». L'attore riferisce del terrore provato una volta assistito alla scena. «Ci siamo nascosti dietro un albero per proteggerci. È terribile pensare a queste persone che andavano al lavoro. E anche pensare che se noi fossimo usciti dal negozio un minuto prima...».
A differenza della cautela iniziale, anche delle forze dell'ordine accorse subito sul posto, l'attore-testimone Barrowman è stato da subito sicuro, in cuor suo, che chi guidava l'auto voleva colpire quante più persone possibile. «Per noi, per me e il mio amico, è un atto intenzionale. Lo si è capito dal modo in cui la macchina è salita sul marciapiede e poi è finita sulla strada».
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