Dopo aver cercato di raccattare qualche consenso nella comunità Lgbt con la pantomima del ddl Zan, ben consapevole del fatto che neppure tutti i suoi fossero d'accordo col testo originario, il segretario dem Enrico Letta rispolvera un altro dei suoi cavalli di battaglia, vale a dire il sostegno ai "migranti".
Ottenuto il risultato minimo a seguito della bocciatura del disegno di legge, ovvero far salire sul banco degli imputati esclusivamente i rivali politici del centrodestra e i renziani di Italia Viva, l'ex premier suona la serenata alla vasta platea dei sostenitori dell'accoglienza incondizionata. Lo Ius soli (o lo Ius culturae a seconda del momento e della corrente politica di chi, nel centrosinistra, apre la bocca periodicamente sul tema) viene temporaneamente accantonato per puntare alla teorizzazione di una nuova fase di gestione dei flussi migratori a livello comunitario.
Parlando dinanzi agli studenti della scuola di scienze politiche, Letta ha spiegato il suo concetto senza troppi giri di parole."Sui migranti serve un accordo tipo Schengen, perchè con tutti i Paesi attorno al tavolo non troveremo mai un accordo", spiega ai presenti. Il piano sarebbe quello di far partire l'iniziativa dagli Stati principali dell'Unione europea. "Bisogna partire dai Paesi più importanti che dicono ’vogliamo fare uno Schengen’ in cui ci sia una via legale alle migrazioni economiche, chi ci sta lo fa", aggiunge.
Ciò, tuttavia, significherebbe non consentire a tutti gli Stati aderenti all'Unione europea di avere alcun potere di veto nell'assemblea su un tema così delicato. "Saranno 20, 18, 22 Stati?", prosegue il segretario dem.
"Si costruisce con chi c’è e proprio come nacque Schengen, che è stata la più importante cooperazione rafforzata partita dai 5 Paesi fondatori senza l’Italia, perchè all’inizio l’Italia non c’era, è entrata 10 anni dopo con grandissima fatica", conclude l'ex premier.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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