Roma - Mario Draghi come Enrico Toti. Esaurite le armi convenzionali, e fedele al motto «whatever it take» per stimolare la ripresa in Europa, lancia la stampella oltre l'ostacolo. La stampella, però, prende in pieno i governi nazionali e la stessa Commissione europea. Adesso tocca a loro dare seguito alla mossa del presidente della Bce. Vengono chiesti sforzi di fantasia per assecondare la rivoluzione monetaria di Super Mario. Ma anche un allentamento dei vincoli manichei dello «zero virgola»: mantra dell'euroburocrazia. Ligio com'è al protocollo, Draghi ha ricordato che «la maggior parte dei Paesi dell'Eurozona devono accelerare gli sforzi per le riforme e le politiche fiscali a sostegno della ripresa, pur continuando a rispettare le regole Ue». Ma dopo la scelta di ieri della Bce a Bruxelles hanno chiaro che «nulla sarà più come prima».Una cosa è certa. Draghi ha fatto capire che la Bce vede la congiuntura economica peggiore di come la interpretano i mercati: altrimenti non avrebbe azzerato i tassi, aumentato la quota di titoli pubblici rastrellati da Francoforte ed annunciata la disponibilità ad acquistare le obbligazioni delle aziende. Non a caso rivede al ribasso le stime di crescita e di inflazione. Il pil dell'area crescerà quest'anno dell'1,4%, contro l'1,7% previsto. E l'inflazione stimata scenderà dall'1% allo 0,1%. Come a dire, in molti Paesi c'è aria di deflazione. Se questo scenario riguardasse l'Italia salterebbero tutte le stime di deficit e di riduzione del debito, fatte dal governo. Ma sarebbe riduttivo pensare che Draghi (italiano) abbia lanciato la stampella solo per difendere il governo Renzi. Anzi. Nei fatti lo ha sfidato a fare sforzi di fantasia sulle reali riforme da introdurre (competitività, produttività, pubblico impiego, fisco); senza sotterfugi. Insomma, lo chiama in terreno aperto. E quando gli hanno chiesto se le misure TLTRO2 (rifinanziamento del sistema bancario) siano a favore delle banche italiane, il presidente della Bce ha spiegato che «quando discutiamo questi temi non abbiamo in mente un solo Paese, puntiamo alla stabilità dei prezzi nell'Eurozona e non in un solo Paese». La sfida di Draghi raggiunge, però, anche la Merkel ed i falchi (come Schauble) che la circondano. Il più falco dei falchi tedeschi, il presidente della Bundesbank Jens Weidmann, ieri a Francoforte non ha votato le misure decise dal board. Il sistema di votazione a rotazione, proprio ieri (guarda caso), lo escludeva. La maggioranza nel consiglio, comunque, «è stata schiacciante», ha commentato Draghi.La lista delle aziende a cui verranno acquistati le obbligazioni emesse verrà deciso nei prossimi giorni dal board della Bce. E c'è da scommettere che nell'elenco figureranno parecchie imprese tedesche; e non solo perché quella di Berlino è la prima economia del Continente. Ma perché viene così tolto alla Germania ogni alibi per spendere il surplus commerciale.Nel suo volo oltre l'ostacolo la stampella di Draghi, però, colpisce anche le banche. É vero che le riempie di denaro da spendere. Ma gli istituti di credito fanno i bilanci con l'intermediazione.
E se i tassi sono azzerati, i bilanci dovranno puntare più sui volumi che sui margini. Aveva detto che era pronto a qualunque cosa («whatever it take») per rilanciare l'economia. E lo ha fatto. Ora non gli resta che estendere il «Quantitative easing» alle sofferenze bancarie (npl) garantite dallo Stato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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