Palazzo Chigi scoppia il caso della cancellazione della figura del «poliziotto ascensorista». Se la vicenda di Maria Rosaria Boccia ha riaperto il dibattito sull'accesso ai palazzi, il filone viene tenuto vivo da un articolo de La Stampa. Secondo il quotidiano torinese la premier avrebbe disposto l'allontanamento degli agenti di Polizia a cui è affidata la sicurezza del Palazzo dallo spazio adiacente alla sua stanza, limitando la presenza agli agenti della sua scorta. Pietro Colapietro, segretario generale del sindacato di polizia Silp Cgil, afferma di aver «verificato che poliziotte e poliziotti sono stati allontanati, probabilmente per mancanza di fiducia nei loro confronti. Meloni vorrebbe soltanto la scorta, ma non può essere lei a decidere chi e come deve garantire la propria sicurezza».
Le cose, però, appaiono un po' diverse, tanto che da Palazzo Chigi, dove si leggono ricostruzioni e reazioni politiche oscillando tra stupore, ironia e malcelato sconforto, invitano apertamente a venire a verificare se davvero al piano dove lavora Giorgia Meloni sono stati «allontanati i poliziotti».
Ma come nasce questo strano caso? Semplicemente dal fatto che la premier ha ritenuto eccessivo che ci fosse un poliziotto addetto a spingere il pulsante dell'ascensore al suo posto e ha fatto presente che questa funzione poteva anche svolgerla lei direttamente. Ma visto che la questione viene cavalcata dall'opposizione, il capo ufficio stampa di Palazzo Chigi, Fabrizio Alfano, è costretto a diramare una nota ufficiale, smentendo che sia stato diramato un ordine di servizio. «È priva di fondamento la notizia secondo la quale sono state date nuove disposizioni alle forze di Polizia presenti a Palazzo Chigi, nei confronti delle quali il presidente del Consiglio da sempre ripone piena e totale fiducia. Non è cambiato nulla, la Polizia rimane al primo piano, non cambia neanche il dispositivo di sicurezza», spiega. «L'unica variazione che potrebbe aver innescato questa assurda ricostruzione è il fatto che la presidente del Consiglio ha fatto presente al direttore dell'Ispettorato di Palazzo Chigi di rivalutare la presenza di un agente destinato esclusivamente agli accompagnamenti in ascensore». Inoltre è «privo di fondamento che la sicurezza al primo piano di Palazzo Chigi sia stata affidata agli agenti di scorta. Rimane affidata agli agenti di polizia di Palazzo Chigi».
L'innesco è però sufficiente a far partire il consueto giro di comunicati che cavalcano la tesi della fobia del complotto. Enrico Borghi, capogruppo di Italia Viva, annuncia un'interrogazione e accusa: «La nostra premier vive ormai dentro una sorta di 'sindrome del bunker». Per Debora Serracchiani (Pd) la premier considera «spioni gli agenti». Per Matteo Renzi «togliere gli agenti di polizia dall'ascensore è un atto gravissimo».
Ma in serata a far chiarezza arriva il commento del segretario generale Coisp
Domenico Pianese: «Nessun appartenente alla polizia allontanato, ma due agenti che svolgevano impropriamente la funzione di ascensoristi assegnati a funzioni più confacenti al loro ruolo, ma sempre interne a Palazzo Chigi».
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