Il governo Conte bis ha lasciato una pesante eredità al suo successore Mario Draghi. Non solo la peggiore recessione economica del Dopoguerra causata dalla pandemia di Covid, ma anche un incremento della pressione fiscale a livelli paragonabili a quelli del nefasto esecutivo di Mario Monti. Nel 2020, comunica l'Istat che ha diffuso la seconda stima del Pil dell'anno scorso, il rapporto tra pressione fiscale e prodotto interno lordo è salita al 43,1% dal 42,4% del 2019. La flessione delle entrate fiscali e contributive (-6,4%), infatti, è stata inferiore rispetto a quella del Pil a prezzi correnti (-7,8%, -8,9% in volume).
Insomma, le tasse hanno continuato ad aggredire i contribuenti (seppure in misura inferiore), mentre tutto intorno a loro stava crollando. L'anno scorso, ha evidenziato l'istituto di statistica, l'economia ha registrato una contrazione di entità eccezionale per gli effetti economici delle misure di contenimento dell'emergenza sanitaria. A trascinare la caduta del Pil è stata soprattutto la domanda interna (-9,1% gli investimenti fissi lordi, -7,8% i consumi finali), mentre le esportazioni di beni e servizi sono scese del 13,8 per cento. Il rapporto deficit/Pil è così peggiorato al 9,5% (1,6% nel 2019, mentre il debito/Pil dell'Italia è salito al 155,6%, dal 134,6.
«Nell'anno del Covid, della chiusura forzata delle attività produttive e di milioni di famiglie precipitate sull'orlo della povertà, è inaccettabile che la pressione fiscale sia salita», ha commentato il capogruppo di Fi al senato Anna Maria Bernini, sottolineando che «invece di risarcimenti adeguati sugli italiani sono piovute tasse: ora davvero la riforma fiscale non è più rinviabile». Sulla stessa lunghezza d'onda le dichiarazioni del capogruppo alla Camera di Fdi (principale forza di opposizione), Francesco Lollobrigida. «Mentre le famiglie e le imprese sono allo stremo, aumentano le tasse per gli italiani. Fratelli d'Italia chiede ancora una volta uno choc fiscale e ribadisce la necessità di abbassare le tasse, così come da programma del centrodestra, per ridare ossigeno alle attività della nostra nazione», ha chiosato.
Le audizioni sulla riforma fiscale che si svolgono dinanzi alle commissioni Finanze riunite di Camera e Senato sembrano tuttavia andare in opposta direzione. Secondo il generale Giuseppe Zafarana, comandante generale della Guardia di Finanza, occorrerebbe «prevedere un prelievo aggiuntivo sulle disponibilità finanziarie tenute nelle giurisdizioni non collaborative inserite nella black list», cioè nei paradisi fiscali. Anche se secondo i dati della Commissione Ue, gli italiani avrebbero disponibilità detenute nei paradisi offshore per 142 miliardi di euro, il prelievo su questi asset è difficile se non impossibile proprio per via dell'opacità di queste giurisdizioni. Per non parlare dell'elusione fiscale legalizzata tramite strumenti di diritto Ue come i trust olandesi e lussemburghesi. Ecco perché Zafarana non ha escluso l'ipotesi di una patrimoniale, ma con un caveat.
«Occorrerebbe ponderare l'entità del prelievo in funzione della reale capacità retributiva del soggetto, parallelamente in modo coordinato rispetto alla riforma dell'Irpef», ha dichiarato, conscio delle distorsioni che le patrimoniali di per sé producono.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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