L'ultimo trucco degli scafisti: finti pescherecci e barchini in alluminio senza motore

I migranti trasferiti dalle imbarcazioni maggiori quando sono sotto costa

L'ultimo trucco degli scafisti: finti pescherecci e barchini in alluminio senza motore
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Alle 10.30 il comandante Gianluca D'Ambrosio dà l'ordine ai suoi uomini di mollare gli ormeggi. Siamo al porto di Lampedusa sulla motovedetta della Guardia Costiera CP305. È molto più di un numero identificativo. È casa, famiglia. C'è un target, così lo chiamano. Un barchino carico di migranti è in difficoltà al largo delle nostre coste. Imbarca acqua, moto lento. Si sposta trascinato dalla corrente, bisogna raggiungerlo in fretta. La centrale operativa detta le coordinate.

A segnalarlo un peschereccio tunisino. «Sos, Guardia Costiera, barca migranti a mare, tante persone» dice un presunto pescatore. È molto probabile, invece, che si tratti di uno spietato scafista. Ci sono le coordinate: 35° 15' nord, 12° 14' sud. Andiamo! La motovedetta SAR, specializzata in ricerca e soccorso, arriva da Civitavecchia. È in aiuto alle altre unità di Lampedusa e da giugno ad oggi ha salvato più di 1950 migranti. La stagione estiva è la più proficua per gli scafisti. Il mare calmo è garanzia di successo.

La manetta dell'imbarcazione è al massimo: 26 nodi, viaggiamo dritti verso l'obiettivo. Incrociamo un'altra motovedetta della Guardia Costiera carica di immigrati, rientra in porto, mentre un gommone della Guardia di Finanza si dirige verso un altro target. «Questa è la quotidianità», dice il comandante in plancia. Il maresciallo Domenico Guarino è al timone, aggiusta la rotta. Il sottocapo scelto Michele Merola è addetto alle comunicazioni, la centrale operativa lo aggiorna sulle segnalazioni. A 4 miglia dal «target» il sottocapo scelto Emanuele Mangiapelo fissa il radar. Tanti pescherecci, tutti tunisini. Sempre vicini ai barchini. Un caso? Affatto. A volte sono loro a scaricarli in mare. Altre, invece, fanno da scorta e si assicurano che il «pacco galleggiante» con la «merce umana» arrivi a destinazione. Poi si riprendono il carburante e il motore. Quando c'è è incatenato. «Eccolo!» esclama il comandante. È a dritta, un puntino in mezzo al mare. I soccorritori si preparano, Antonino Bertino, sottocapo di terza classe indossa la muta, è lui a gettarsi in mare in caso di emergenza. Il sottocapo scelto Alberto Romano e il sottocapo di prima classe Gabriele Gesso si occupano di affiancare il barchino e trarre in salvo i migranti. Ci avviciniamo.

Sono le 12.10, i motori rallentano, il comandante prende in mano il timone e coordina le operazioni dal fly. Sono momenti delicati, i migranti si sbracciano per farsi vedere. È questione di attimi e la situazione potrebbe precipitare. Molti non sanno nuotare e le camere d'aria utilizzate come ciambelle non bastano per tutti. «Calmi, state seduti! Non muovetevi», urla la mediatrice culturale. I soccorritori lanciano le cime e affiancano il barchino. Uno per uno i migranti vengono fatti salire a bordo. 39 in tutto.

Eravate su un peschereccio e poi siete stati lasciati qui? - chiediamo a uno di loro - «Sì, ci hanno lasciati in mare qualche ora fa» ci dice un sedicenne. Un'altra migrante, però, racconta un'altra storia: «Siamo in mare da due giorni, siamo partiti da Sfax, Tunisia» ma mente. Ne è sicura la mediatrice culturale, «sono stati istruiti» ci confida. Il barchino in alluminio (spesso senza motore) saldato a mano in Tunisia, però, non mente. Non può reggere il mare per due giorni. Più che una barca sembra una bara di zinco galleggiante. È il nuovo modello dell'estate 2023. Più economico e facile da produrre. «Sono tutti così» - ci dice il comandante - «queste rischiano di affondare in un attimo».

Alle 13.35 una nuova chiamata. Sanno che siamo in zona, pronti a recuperare altri migranti. Dall'altra parte della radio un altro presunto pescatore tunisino. Soccorsi in 41. Poco dopo l'aereo di Frontex segnala un'altra barca. La raggiungiamo alle 14.00, 43 in salvo. Alle 14.

20, i tunisini dettano nuove coordinate. Andiamo! 43 vengono fatti trasbordare. Le chiamate si ripetono ma non c'è più spazio a bordo. 166 migranti salvati. Si torna in porto e un'altra motovedetta prende il largo. Tornerà carica.

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