L'unico oppositore di Erdogan e l'unico capace di batterlo. La mossa liberticida è un autogol

Il primo cittadino del Chp temuto dal Sultano. Leader di tutta l'opposizione per il voto 2028

L'unico oppositore di Erdogan e l'unico capace di batterlo. La mossa liberticida è un autogol
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È colpo di stato, denuncia il partito repubblicano. No, solo tangentopoli, replica il governo di Ankara. Ekrem Imamoglu, assieme al suo collega Mansur Yavas, è il nome nuovo della politica turca. Il suo arresto arriva pochi giorni prima dell'investitura a candidato unitario delle opposizioni alle prossime elezioni presidenziali, soprattutto l'unico in grado di spezzare il potere venticinquennale di Recep Tayyip Erdogan. Ribattezzato il sindaco anti-sultano, nel 2023 Imamoglu era stato condannato per «insulti a pubblici ufficiali», reo secondo un tribunale di aver definito «idiota» l'alto consiglio elettorale che nel 2019 aveva annullato la sua vittoria alle amministrative. Quelle elezioni, poi, erano state ripetute ma Imamoglu le aveva vinte lo stesso, rimanendo negli annali come il primo a sconfiggere il candidato erdoganiano a Istanbul dopo cinque lustri di incontrastato strapotere.

Lo scorso giugno le elezioni amministrative in Turchia avevano fatto segnare un crollo del partito Akp di Erdogan, precipitato ai minimi storici, con le opposizioni pronte a riprendersi dopo la sconfitta alle presidenziali del 2023. La strategia dei partiti contro il presidente in carica prevedeva ora la mossa principale. Ovvero la designazione ufficiale di Imamoglu e la costruzione di una squadra sulle orme lasciate da un altro nome che farà parlare di sé nel futuro del Bosforo: Canan Kaftancioglu, capo della sezione di Istanbul del Chp e bandita dalla politica, perché condannata nel 2022 a cinque anni di carcere per oltraggio a pubblico ufficiale, insulto pubblico alla repubblica turca e al presidente Erdogan, nei tweet che lo accusano di furto. La sua piattaforma politica è a sostegno di curdi e omosessuali, per il riconoscimento del genocidio armeno ed è stata la prima a denunciare il femminicidio in Turchia con questo slogan: «Non c'è mai una donna debole, c'è una donna che è stata indebolita».

Chi segue i fatti sul Bosforo e legge in filigrana annunci e indirizzi, da tempo sapeva che il sindaco di Istanbul sarebbe stato con ogni probabilità il vincitore delle prossime presidenziali, con annesso un day after sociale e geopolitico, tutto da decifrare, circa la reazione delle élite militari.

Ma al contempo, a questo punto, Ankara deve mostrare consapevolezza su un passaggio: se da un lato chiede all'Ue apertura e più considerazione, ad esempio su adesione e sulle strategie future come partnership o tavoli diplomatici, dall'altro dovrà sforzarsi di essere trasparente e «seguire» i parametri europei su temi come la giustizia, lo stato di diritto, le libertà personali.

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