L'uomo che sognava il presidenzialismo e fu sbattuto in carcere dalle toghe rosse

Oggi moltissimi italiani vorrebbero eleggere direttamente il presidente della Repubblica. Ma un tempo, in Italia, bastava solo pensarlo per essere accusati di fascismo o golpismo. La storia di Edgardo Sogno

L'uomo che sognava il presidenzialismo e fu sbattuto in carcere dalle toghe rosse

Un sondaggio evidenzia che gli italiani vorrebbero il presidenzialismo: nel centrodestra oltre l'80% degli elettori è favorevole all'elezione diretta del presidente della Repubblica, nel centrosinistra si dice d'accordo il 60%. E pensare che per tanti, troppo anni il presidenzialismo in Italia è stato uno spauracchio. Bastava dirsi a favore per essere tacciati di fascismo, come se eleggere democraticamente un capo dello Stato volesse dire strizzare l'occhio alla dittatura. Sono i residui della nostra storia, in cui il Ventennio ha lasciato un'impronta pesante, così come hanno fatto le ideologie del dopoguerra.

Pensate all'assurdità di questa storia. Una medaglia d'oro al valor militare nella lotta contro il nazifascismo, Edgardo Sogno, fu sbattuto in carcere con l'accusa di voler realizzare nientepopodimeno che un colpo di Stato. La sua colpa? Essere un forte sostenitore del presidenzialismo ed essersi battuto per scongiurare il pericolo di una nuova dittatura.

Fatale fu il suo impegno, nei primi anni Settanta, nell'organizzazione dei Comitati di resistenza democratica, il cui scopo era frenare l'avanzata del Pci, e la battaglia per una repubblica presidenziale anche in Italia, sul modello della Francia del generale De Gaulle. Tra i promotori dei comitati c'era anche Randolfo Pacciardi, storico esponente del Partito repubblicano italiano, già vicepresidente del Consiglio e ministro della Difesa con De Gasperi. L'attivismo di Sogno, che agiva soprattutto nel Partito liberale italiano con una propria corrente (Incontro democratico) attirò l'attenzione di alcuni organi di stampa che accusarono Sogno di essere vicino all’estrema destra stragista e ad alcuni settori deviati dei servizi segreti e delle forze armate.

Da profondo liberale quale era sempre stato Sogno voleva difendere con tutte le forze l’ordine democratico e la libertà, ma fu vittima di una durissima campagna denigratoria tesa a screditare lui e le sue iniziative politiche, fino all'evento più grave, nell’agosto del 1974: la procura di Torino lo accusò formalmente di cospirazione politica. Due anni dopo, nel maggio 1976, per ordine del pm Luciano Violante, Sogno fu arrestato con l'accusa di aver organizzato e promosso un colpo di Stato (noto come golpe bianco). Accusa gravissima e infondata, da cui Sogno venne assolto "perché il fatto non sussiste". Sogno superò anche questa dura prova ma mai digerì di essere stato vittima di quella che considerava una persecuzione politica.

Nel libro "De Gaulle: la spada appesa al

filo" (Bietti, 1997) Sogno spiegò molto bene il suo desiderio, un'Italia rispettata nel mondo, con un governo forte e autorevole e un capo dello Stato eletto dal popolo, come avviene nelle più grandi democrazie del mondo.

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