Il Movimento 5 stelle non ha più il tabù di Mario Draghi. Il governo guidato dall’uomo scelto dal Presidente Mattarella, con un passato da banchiere, eurocrate, con tutta probabilità otterrà la fiducia del M5S. Parola del prof. Domenico De Masi, sociologo e studioso esperto, tra le altre cose, di M5S, che sostiene con convinzione che il M5S ha subito un’evoluzione a 360 gradi e che, anche grazie a Conte, ormai preferisce il doppiopetto alla felpa.
Questo pomeriggio il premier Conte è intervenuto a parlare agli “amici del M5S” dicendo che lui c'è e ci sarà. Secondo lei abbiamo il nuovo leader del M5S?
"Ma non c’è dubbio. Ci sarà una diarchia tra Conte e Di Maio. Se Conte fa un suo partito tra un mese raccoglierà non più del 5%. Perché quando smetterà di essere Presidente del Consiglio non apparirà più in televisione, non avrà più voce in capitolo. Se i sondaggi davano il partito di Conte al 10%, tra due settimane quel partito sarà al 3%. Fa prima a prendersi il M5S che è al 14%".
Che fine fa il M5S con la caduta del governo Conte?
"Ma io non sono un profeta. Per il M5S è una batosta, d’altra parte era quello l’obiettivo di Renzi: colpire il M5S e Giuseppe Conte in particolare. Ora il M5S si trova davanti a un dilemma serio, se appoggiare un governo nuovo, che è stato creato contro di sé, o astenersi. Ma così facendo lascerebbe il governo nelle mani di Zingaretti e Salvini. Quindi è difficile rinunciare a partecipare".
Se il M5S dice sì al governo Draghi, ex banchiere, tradisce i suoi ideali?
"Ma il M5S ha dei suoi banchieri, ha già nominato dei banchieri in questi anni. Nel momento in cui sono stati al governo hanno dovuto nominare il presidente dell’Enel, dell’Eni. Che problema c’è per un banchiere in più? Sono tre anni che nominano banchieri, che trattano con banchieri. Governano ormai, non è che si può governare un paese senza avere rapporti con le banche".
Non c’è l’aggravante che Draghi sia anche un ‘eurocrate’?
"Ma il M5S orami è europeista, ha anche votato per Ursula von der Leyen. Poco prima degli stati generali ho fatto una ricerca sul M5S, sulla sua cultura politica. Ho intervistato tutti i big del movimento, compreso Grillo. Ci sono tantissime trasformazioni, prima il Movimento era populista, ora è fortemente antipopulista, prima era anti-sindacale, ora è fortemente filosindacale, prima era antieuropeista, ora è fortemente europeista. Hanno deputati che seggono in Parlamento europeo e non sono una fronda che vota sempre no. È che voi giornalisti siete un po’ infantili, vi siete fatti un’idea iniziale ed è come se dovesse rimanere quella per sempre. I movimenti politici sono quelli che evolvono di più e più rapidamente".
Forse è la rapidità che stupisce un po’.
"Questo è un merito, non un demerito. La Democrazia Cristiana inizia negli anni ’20 con Don Sturzo ma diventa partito nel ’45 perché prima c’era il fascismo. E poi adesso i mutamenti culturali sono tutti più veloci. L'energia elettrica per diffondersi ha impiegato 70 anni, oggi per far diventare di moda un cellulare basta un anno. I tempi di sono compressi".
Due giorni fa Alessandro Di Battista ha scritto un post molto forte chiedendo al M5S di non appoggiare il governo Draghi. Ieri gli ha fatto eco Luigi Di Maio. Oggi Virginia Raggi chiede, invece, di appoggiare Draghi. C’è il rischio spaccatura?
"Ma no, non si spaccano. Anche perché se dovessero spaccarsi Di Battista si porta 10 persone. Anche se dovessero perdere Morra e altri due o tre cosa gli importa?".
Potrebbe perdere la parte più ‘movimentista’?
"Il M5S non è più quello delle origini, ogni movimento tende a diventare partito. Tutti nascono come movimenti e poi si trasformano. Alcuni ci riescono, altri si autodistruggono durante il percorso, come le 'Sardine'. Ormai non è più come nel 2013, il M5S è mutato molti di loro sono stati ministri, sottosegretari, presidenti della Camera per cui a tutti gli effetti il M5S va interpretato come uno qualsiasi dei partiti dello scacchiere nazionale".
Il M5S si è completamente ribaltato.
"Sì. Ha abbracciato l’ideologia di chi vuole governare, non di chi vuole soltanto protestare".
Possiamo dire che si è imborghesito?
"Se per borghese intende chi vuole governare allora sì. Tenga conto che il Partito Comunista, la DC, la Lega nacquero tutti come movimento. Poi quelli che diventano partito si pongono il problema di come governare senza tradire gli ideali iniziali ma senza rifiutare le responsabilità. Perché poi stare al governo significa assumersi delle responsabilità".
Allora diciamo che magari non perdere i ‘movimentisti’ può interessare dal punto di vista elettorale.
"E dal 14% scendono al 12%. Ormai quella è la consistenza del M5S. Intorno al 15-14%. Però è una consistenza importante, Craxi non è mai andato oltre il 15%. Se si è bravi, con un po’ di fortuna si può avere anche voce in capitolo con il 2%, com’è avvenuto con Ugo La Malfa".
La presenza di Conte è un'ulteriore sterzata verso l’istituzionalizzazione M5S.
"Giuseppe Conte ha influito molto in questi mesi nel trasformare il Movimento in partito. Anche senza parlare, per il solo fatto di agire in maniera governativa, con una certa compostezza e signorilità. È bastato il suo esempio a influenzare il Movimento. La presenza di un come Conte scoraggia chi vuole trattare il Parlamento come una scatoletta di tonno. È una personalità che finisce per influenzare il gruppo a cui appartiene, nella forma e nel contenuto".
Possiamo dire che il Movimento si sia ‘contizzato’?
"Sì, non c’è dubbio. Se dovessi dare un titolo è come se fossero passati dalla felpa al doppiopetto".
Invece la figura di Grillo sembra un po’ in ombra.
"Grillo è molto intelligente. Non ha fatto dichiarazioni pubbliche ma ha idee molto precise, una visione personale molto marcata. Segue molto il Movimento e credo che venga consultato prima di fare qualunque mossa. Io l’ho sentito qualche giorno fa".
Cosa vi siete detti?
"E questi sono problemi nostri".
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