La voragine dei 5 Stelle: dalla Sicilia inizia la fine

Dopo mesi di scintille, liti, diatribe e lotte interne ecco che i dissidenti del movimento 5 stelle si sganciano dalla nave madre per formare un nuovo gruppo parlamentare

La voragine dei 5 Stelle: dalla Sicilia inizia la fine
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Il movimento 5 stelle fa crack in Sicilia. Oggi nasce da una costola del gruppo parlamentare dell'Assemblea Regionale Siciliana il progetto civico Attiva Sicilia. Da tempo, il gruppo era spaccato in due. Poi, le voci di abbandoni si sono fatte più insistenti, fino a qualche tempo fa, quando il deputato Sergio Tancredi è praticamente uscito allo scoperto, mettendosi a capo della fronda degli scontenti pronti alla scissione. Il teatro dello scontro è stato per molto tempo l’Aula dell’Ars dove un pugno di deputati grillini (Tancredi, Pagana, Foti, Mangiacavallo, Palmeri) ha disobbedito alle indicazioni del movimento in primis sull’esercizio provvisorio varato dalla giunta Musumeci.

I deputati grilini Elena Pagana, Angela Foti, Matteo Mangiacavallo e Valentina Palmeri vanno via sbattendo la porta: “Il gruppo non è più tale. Quando vengono meno i principi del dialogo, della solidarietà tra colleghi e del rispetto, viene meno anche il desiderio di farne parte, la voglia e i progetti per i quali si sta insieme”.

Che la scissione, la prima nella storia dei grillini siciliani, fosse dietro l'angolo era già un fatto certo. Ma la cosa più nota è che questa scissione siciliana, potrebbe essere la miccia che farà deflagrare l'intero partito del ministro Bonafed. Sono i toni usati dai dissidenti a svelare quanto tesa è la situazione nel movimento: “Quel “nessuno deve rimanere indietro”, portato avanti come vessillo dall'intero gruppo, che doveva significare tendere la mano a chi era in difficoltà, anche tra noi, è svanito nel nulla”. E ancora: “C'è un cinismo che non dovrebbe appartenere ad un movimento che si reputa comunità”.

Sono tutte frasi che traggono spunto dal siluramento di Sergio Tancredi, avvenuto appunto qualche tempo fa, ufficialmente per il mancato rimborso al gruppo di parte dello stipendio. Ma dietro questa mossa c'è, ad avviso dei dissidenti, una resa dei conti interna che coinvolge i vertici: “Solo i più ingenui non hanno capito che era un modo per non confrontarsi e avviare il dibattito su quella linea politica che il gruppo regionale (prima forza politica della regione nel 2017) non è stato in grado di affrontare. Abbiamo preso i nostri principi e li abbiamo distorti, stravolti e interpretati a piacimento”. Ma i 5 ‘ribelli’ pare che vogliono fare le cose in grande. Da questo neo gruppo parlamentare è possibile che affiori un vero e proprio movimento nazionale "che recuperi i vecchi valori dei grillini e della base degli attivisti “oramai dimenticati”. Numerosi sono da Roma gli occhi puntati sul laboratorio politico siciliano.

“Ultimamente si era colpevoli di volere pensare con la propria testa. E’ stata una scelta obbligata abbandonare il movimento 5 stelle. Non trovavamo la possibilità all’interno del gruppo la possibilità di mediazione” Afferma il vicepresidente dell’Ars, Angela Foti abbastanza emozionata durante la conferenza stampa.

“Non si è riusciti a dare un contributo con il movimento 5 stelle attraverso le riforme con quella idea fondativa che doveva essere le buone idee. Qui si è smarrito il nostro lavoro. Come legislatori noi vogliamo andare attraverso la sintesi e le riforme. I Siciliani ce lo chiedono“.

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