Parigi «L'avventura» dei giovani di Macron si è conclusa con una vittoria sfolgorante del candidato di En Marche!. Favorito, il 39enne Emmanuel, ex banchiere, ex ministro di Hollande, da ieri è l'ottavo presidente della Repubblica francese che si è subito impegnato a «garantire l'unità della nazione». Eletto da circa il 65% dei votanti, lascia indietro la candidata del Front National che si attesta attorno al 35% e tuona: «I francesi hanno votato per la continuità».
Sconfitta, Marine volta pagina. Annuncia una riforma radicale del Front National e nuove alleanze in vista delle elezioni di giugno per il rinnovo del Parlamento. Ringrazia «i milioni di francesi» che l'hanno scelta: «Un risultato storico, siamo la prima forza di opposizione». Il clima tra i due finalisti pare rasserenato, rispetto alle tensioni del faccia a faccia tv. Immediata infatti la telefonata di Le Pen al neo-presidente: «In nome dell'interesse superiore del Paese, gli ho detto in bocca al lupo». Riconosce la sconfitta, ma ricorda come «il primo turno abbia determinato la decomposizione del panorama politico francese».
Sull'elezione di Macron pesano infatti milioni di schede bianche depositate ieri alle urne: 4,2 comprese le nulle. Il doppio del 2012. Segno che non è riuscito a convincere pienamente una Francia divisa in cinque elettorati. Consapevole della frattura, si è impegnato a sanarla avendo come obiettivo quello di «unire tutti gli uomini e tutte le donne per affrontare la sfide che ci aspettano contro le divisioni».
Parlando intorno alle 21 dal suo quartier generale rivolge un «saluto repubblicano alla signora Le Pen». Non nega «i voti alle estreme», dice di «rispettarli» ma «non mi farò fermare da nessun ostacolo per costruire insieme un avvenire migliore». Ha già compiuto una prima «Rivoluzione» mettendo in circolo idee che fino a un anno fa erano soltanto un libro «Révolution» mentre ora sono sulla bocca di migliaia di giovani volontari e simpatizzanti, e anche degli avversari che quelle idee le combatteranno in Parlamento.
Resta da capire chi avrà il monopolio della collera, Marine Le Pen o Jean-Luc Mélenchon. L'impegno lepenista a proseguire la strategia di rinnovamento del Front ieri è parso chiaro. Ma cambiare pelle in un mese a un partito alle prese con due linee non sarà facile: l'anima cattolica-tradizionalista della nipote Marion Maréchal, finora è parsa secondaria in favore del più aggressivo Florian Philippot. Per la resa dei conti c'è tempo. Ecco allora Marine lanciare un generico appello ai «patrioti»: «La Francia ha bisogno di voi».
Intanto Richard Ferrand, segretario generale di En Marche! e papabile primo ministro, annuncia: «Pronti a sbloccare la nostra società grazie alla vittoria». In Parlamento il film è ancora tutto da scrivere. Le due estreme preparano la battaglia. Le Pen dice che «ora la sfida è tra patrioti e mondialisti» e incassa l'augurio del leader dell'inglese Ukip Nigel Farage: «Se resiste, Le Pen può vincere nel 2022». Angela Merkel parla invece di «vittoria per un'Europa unita», Matteo Renzi di «straordinaria pagina di speranza», col neo-presidente che promette di ricostruire «il legame tra l'Europa e i popoli che la compongono, tra l'Europa e i suoi cittadini». Congratulazioni a Macron «per la sua grande vittoria» anche da Donald Trump.
Niente tensioni ieri a Parigi, anche se ieri mattina il Louvre è stato parzialmente evacuato per uno zainetto abbandonato. Rientrato l'allarme, lo spazio di fronte alla Piramide, in cui il team Macron stava già preparando la festa andata in scena fino a notte fonda, ha vissuto un secondo momento di paura. Un'altra evacuazione nel pomeriggio, che però non ha impedito ai circa 10 mila fan di En Marche di riempire il Carrousel del Louvre e festeggiare l'uomo che ha battuto gollisti, socialisti ed estrema destra con un movimento fondato appena un anno fa. Un accenno, nel discorso di Macron, anche alla guerra al terrorismo: «La Francia sarà in prima linea, sia nel suo territorio nazionale sia a livello internazionale. La lotta potrà durare a lungo ma la condurremo senza indebolirci».
Nel 2002 Jacques Chirac fu accusato di fare solo la politica del suo programma. Quasi un francese su due oggi si augura una coabitazione. Vedremo se Macron, il più giovane e il meno esperto presidente della storia francese, avrà con sé gollisti e socialisti o se sarà in grado di governare con la società civile.
Il ballottaggio gli ha consegnato le chiavi dell'Eliseo. Quelle del cuore dei francesi non ancora: di solito l'astensione diminuisce al secondo turno. Ieri non è andata così: Si è attestata attorno al 25,3%, il tasso più alto dal 1969.
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