Mafia Capitale, spunta il nuovo libro nero delle tangenti

Spunta un nuovo elenco di tangenti e di nomi: ecco la contabilità occulta delle numerose strutture controllate dal clan. Spunta pure il nome della Finocchiaro

Salvatore Buzzi, braccio destro di Massimo Carminati nella cupola affaristica romana
Salvatore Buzzi, braccio destro di Massimo Carminati nella cupola affaristica romana

Un nuovo "libro nero", un nuovo elenco di tangenti e di nomi. Quello scovato a casa di un collaboratore di Salvatore Buzzi, il ras delle cooperative rosse che a Roma gestiva il business dei centri di accoglienza per gli immigrati, dei campi rom e dello smaltimento dei rifiuti, potrebbe essere una nuova breccia nella fittissima rete di politici e funzionari pubblici "libro paga" della cooperativa "29 Giugno".

I rapporti con la politica

Buzzi gestiva gli affari (sporchi) della cooperativa con l'ex estremista dei Nar Massimo Carminati. Secondo i magistrati, sono loro due la punta dell'iceberg di una organizzazione che è stata capace di infiltrarsi in Campidoglio e in altre istituzioni. Da qui l'importanza di arrivare fino al governo. L'occasione più ghiotta è stata, appunto, la cena organizzata da Matteo Renzi per far fare cassa al Partito democratico. "Visto che non esiste più il finanziamento pubblico, la cooperativa s’è sentita in dovere di intervenire in favore del partito - ha spiegato Claudio Bolla, braccio destro di Buzzi, in una intervista al Fatto Quotidiano - si va lì per cercare contatti, relazioni, mica per la politica". In quell'occasione Carminati non si era fatto vedere, ma dal 2012 bazzicava la coop "29 Giugno" piuttosto di frequente. "È un socio lavoratore", avrebbe spiegato proprio Buzzi a Bolla. Carminati segnalava i costruttori, i fornitori e le case e i palazzi da affittare per investire nel settore dell’accoglienza. Per oliare questo sistema, però, c'è stato sempre bisogno dell'aggancio politico. A tutti i livelli.

Il nuovo libro nero delle tangenti

Secondo fonti investigative sentite da Fiorenza Sarzanini per il Corriere della Sera, il nuovo "libro nero" trovato a casa di un collaboratore di Buzzi conterrebbe "annotazioni sulla contabilità occulta delle numerose strutture controllate dal gruppo". Il sistema sarebbe, quindi, lo stesso emerso dall'analisi dell'altro "libro nero", quello sequestrato alla segretaria di Buzzi Nadia Cerriti che riportava meticolosamente i soldi versati a fianco dell'iniziale del nome di chi se li era intascati. "La retribuzione sia di alcuni esponenti delle strutture politico-amministrative interessate sia dei membri del sodalizio - spiegano i magistrati - era possibile grazie all’emissione di fatture per operazioni inesistenti che, a seconda delle società emittenti, determinava diversificate modalità di remunerazione, puntualmente annotate in un cosiddetto 'libro nero'". Come spiegano gli stessi inquirenti che stanno lavorando alle indagini, "le società riconducibili a soggetti esterni al sodalizio, a fronte dei pagamenti ricevuti, retrocedevano all’organizzazione criminale denaro contante per la creazione di fondi extracontabili, necessari al pagamento dei politici, degli amministratori pubblici, dei dirigenti amministrativi e dei membri del sodalizio". Attraverso transazioni infragruppo, spiegano ancora i magistrati, le società direttamente controllate dall’organizzazione criminale, gestite anche con l’utilizzo di prestanomi, riuscivano a "canalizzare le quote illecite verso gli stessi membri ed a soddisfare le esigenze di reimpiego dei capitali illecitamente acquisiti".

Spunta il nome della Finocchiaro

Il procuratore della Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone, ha ricevuto questa mattina il sindaco Ignazio Marino. Nel corso del breve incontro, Marino ha consegnato alcuni documenti ritenuti utili alle indagini su "Mafia Capitale". Intanto l'indagine dei carabinieri del Ros punta a sbogliare tutti gli intrecci contenuti in migliaia di pagine processuali. Più vanno a fondo, più emergono i tentativi del clan di mettere le mani su appalti nel settore dell'immigrazione. La punta di diamante di questo giro è sempre stato l'ex vice capo di gabinetto di Walter Veltroni, Luca Odevaine, ora membro della commissione del Viminale che si occupava proprio della gestione dei flussi migratori. Proprio secondo Odevaine, tra i politici "agganciati" da Buzzi ci sarebbe anche il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, Anna Finocchiaro. Che, però, smentisce e minaccia querele. Il nome della Finocchiaro spunta fuori nella trattativa per infiltrarsi nel Cara di Mineo. "La Finocchiaro - ha detto Buzzi a Carmelo Parabita in un'intercettazione del 16 giugno - gli ha detto 'lascia perdere quella gara è già stata assegnata'".

Così evitavano gli accertamenti fiscali

Per evitare che il Fisco mettesse naso nei propri affari, Buzzi poteva contare su una rete ben rodata. In questo modo è riuscito a lungo a tenere la coop "29 Giugno" lontana dagli accertamenti fiscali. Quando però il 12 novembre del 2013 cade nelle grinfie del Fisco, Buzzi si rivolge al generale in pensione Emilio Spaziante.

"So andati a parlà co Spaziante, col generale - spiega Buzzi a Carminati in una intercettazione - che l'ha mandato sto ragazzo a incontra' con un maresciallo e gli ha fatto un sacco de resistenza e lui gli ha detto solo du' segnalazioni... due firmate.... però non gli ha voluto da' e cose firmate".

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