Scontro in commissione Affari costituzionali alla Camera tra maggioranza e opposizioni durante l'esame del ddl Autonomia. Al centro delle tensioni il voto su un emendamento M5S: è passato 10 a 7 con la maggioranza che è andata sotto. Per il centrodestra quella votazione non sarebbe, però, stata regolare in quanto alcuni parlamentari leghisti erano rimasti fuori dalla sala durante la votazione. Le opposizioni insorgono. La seduta viene sospesa. Alla ripresa il presidente Nazario Pagano (FI) spiega che la votazione sarà ripetuta, come accaduto in casi precedenti. Le opposizioni non ci stanno, mettono in dubbio la terzietà del presidente. Alla fine la seduta viene tolta e riconvocata per domani. Un rinvio che però non scioglie le tensioni visto che l'orientamento della maggioranza resta quello di ripetere la votazione sull'emendamento. Le opposizioni ribadiscono la validità del voto e chiedono l'intervento del presidente della Camera, Lorenzo Fontana, e della Giunta per il Regolamento. Per il Pd è in atto un tentativo di sovvertire un voto regolare. «Il ddl è già un danno gravissimo per il Paese evitiamo che lo sia pure per il funzionamento della democrazia parlamentare», dice la capogruppo Chiara Braga. Aggiunge Maria Elena Boschi (Iv): «Il governo è stato battuto, ma invece di prenderne atto, il presidente della Commissione ha cercato di annullare il voto. In sfregio alle regole».
Il capogruppo di FdI in commissione, Alessandro D'Urzì, parla di «ricostruzioni fantasiose». «Siamo stanchi - dice - di un'opposizione che ormai si spinge fino alla mistificazione della realtà certificando votazioni mai esistite».
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