Dopo il battibecco a distanza di pochi giorni fa con Nicola Zingaretti, Luigi Di Maio insiste ancora sul no allo ius soli: "È un tema che non è mai entrato nel programma di governo, né entrerà ora". E si è giustificato rivelando quali siano le altre vere priorità: "Per le strade la gente non mi ferma per chiedermi lo ius soli. Mi chiede lavoro, meno tasse, liste di attesa negli ospedali più veloci. L’Italia non è un prodotto da campagna elettorale. Milioni di famiglie aspettano risposte". Nel corso dell'intervista rilasciata al Corriere della Sera è stato toccato anche il tema delle eventuali alleanze con il Partito democratico in occasione delle elezioni Regionali: "Stiamo valutando insieme ai territori. È una riflessione complessiva del Movimento che ovviamente interessa anche me e Grillo. Ma va inquadrata in un ambito più ampio, in un momento complesso per il Movimento".
Governo e Ilva
Il ministro degli Esteri ha risposto al segretario del Pd che nella giornata di ieri ha esplicitato la necessità di trovare un'anima all'interno dell'esecutivo per evitare una disfatta: "Per il Movimento, dare un’anima a questo governo significa dare tutto per gli italiani. Se ci sono delle difficoltà è normale perché siamo nati in poche settimane, ma vedo un clima positivo: non roviniamolo con slogan per il nostro elettorato". Sul Mes, il fondo europeo salva stati, ha precisato: "Conte non ha firmato nulla e questo non è un vertice contro di lui, anzi lo sosteniamo. Ma è giusto fare il punto. Una riforma del Mes che stritola l’Italia non è fattibile". Ma ha comunque ribadito: "Ho chiesto la convocazione del vertice. In Europa siamo stati abituati a colpi bassi in passato, che non abbiamo più intenzione di subire".
Sulla questione dell'ex Ilva ha dichiarato: "Qui il problema non è scudo sì o scudo no. Il punto è che gli indiani di Mittal non possono pensare di venire nel nostro Paese a dettar legge". Il capo politico ha poi nuovamente sviato la domanda relativa allo scudo penale: "In questo momento non conosciamo neanche le loro richieste. Ho piena fiducia nell’operato di Conte e del ministro Patuanelli. Ma soprattutto ho visto una grande reazione del sistema Paese". E su Mittal ha avvertito: "Intanto deve risiedersi al tavolo. Ripartiamo da qui".
La manovra
L'ex vicepremier ha respinto la dicitura di manovra delle tasse: "Ma queste sono le false accuse di Salvini e la Meloni. Fratelli d'Italia fino a qualche anno fa tirava la carretta a Monti votando la riforma Fornero, ora hanno il coraggio di contestare una legge di bilancio che fa più deficit - quindi è più espansiva - di quella fatta quando eravamo al governo con i sedicenti sovranisti. Io non so dove trovino la faccia". E ha rivendicato il matrimonio anti-Lega: "Se non fosse stato per noi oggi le famiglie si sarebbero ritrovate l’aumento dell’Iva e 600 euro in più da pagare. Non scherziamo". Ma c'è un dato ben preciso: quasi 1600 emendamenti presentati in totale da dem, grillini e renziani. "Ad ogni modo non deve spaventare il numero di emendamenti. I regolamenti parlamentari permettono una scelta oculata da parte delle forze politiche", sostiene Di Maio.
Dura la risposta a Matteo Renzi, che ieri ha lanciato l'idea di un decreto sblocca cantieri: "Ne facciamo uno ogni tre mesi? Pensiamo ad attuare quello già approvato ad aprile, poi analizzeremo le nuove proposte, se ci sono. Ma pensiamo ai fatti concreti, non agli annunci". E ha fatto un riferimento al Carroccio: "È un po' come quando la Lega diceva che avrebbe fatto la flat tax: poi hanno capito di aver sbagliato i conti e se la sono data a gambe levate lasciando il Paese in bilico".
Sardine e Trenta
Il titolare del dicastero degli Esteri ha parlato anche delle sardine: "Guardo con grande attenzione al fenomeno. Ma è un movimento trasversale e genuino, credo che non dobbiamo fare ingerenze. Politici e partiti li lascino in pace". Ma in realtà si tratta di un movimento con idee di centrosinistra: "Quando abbiamo fatto il vaffaday ci tiravano da tutte le parti. Metterci la bandiera sopra sarebbe la cosa peggiore".
Infine un breve commento su Elisabetta Trenta, che ha lasciato la casa dopo le polemiche: "Il Movimento esige puntualità soprattutto al proprio interno. Mi piacerebbe facessero lo stesso i partiti.
Nessuno ha chiesto scusa per il giro di tangenti e di corruzione che coinvolse il centrodestra con il Mose a Venezia". Dunque il caso è da considerarsi chiuso: "Dal momento che ha lasciato la casa, sì. Poi vedremo cosa succederà. Ma ha capito che era inopportuno. Eviterei di rimuginarci sopra".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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