Tra i sommersi e i salvati (politicamente) dall'emergenza Coronavirus l'ex capo politico del M5s Luigi Di Maio rientra nella seconda categoria. Escluso il premier Giuseppe Conte, assurto ormai a figura trasversale, è l'unica voce grillina in grado di farsi sentire in queste settimane difficili. Lo fa dalla tolda della Farnesina, a suon di mascherine. Lasciando da parte l'umiltà, anche lui si è annoverato tra chi sta salvando delle vite. Lo spot ha trovato spazio tra le pagine del Fatto quotidiano di Marco Travaglio, in un'intervista dal titolo roboante: «Anche la diplomazia salva vite». Ma come? verrebbe da chiedersi. Presto spiegato: «Abbiamo degli alleati certi, come gli Stati Uniti - ha detto Di Maio al Fatto - e poi abbiamo investito sull'amicizia con Cina e Russia e abbiamo fatto bene visto l'aiuto che ci stanno dando, la diplomazia salva delle vite». Addirittura. Si perché «i nostri ambasciatori in giro per il mondo riempiono i magazzini», ha puntualizzato il ministro degli Esteri con grande orgoglio. Il chiodo fisso è il rapporto privilegiato con la dittatura comunista cinese. E non importa se alcuni organi di informazione del Dragone stiano già suggerendo che il contagio mondiale abbia avuto inizio dall'Italia. Così come passano in secondo piano le immagini taroccate dei flash mob italiani dai balconi montate dai tg di Pechino con il sottofondo dell'inno nazionale cinese anziché dell'inno di Mameli, video rilanciati dalla portavoce del ministro degli Esteri e dal viceministro degli Esteri cinesi. Di Maio ha spiegato che per i 20 milioni di mascherine a settimana in arrivo dalla Cina, i nostri nuovi alleati hanno chiesto ben poco in cambio: «di essere aiutati se dovessero ritrovarsi nelle nostre condizioni». Quindi la rivendicazione: «Mi fanno sorridere quelli che ci contestavano di aver aperto la Via della Seta. Avevamo ragione quando abbiamo inviato 40mila mascherine in Cina appena scoppiata l'epidemia a Wuhan. Ed è stato importante anche il concerto organizzato al Quirinale con il più importante artista cinese». Il riferimento è al concerto del pianista Jin Ju del 13 febbraio scorso. Con un colpo al cerchio e uno alla botte, poi Di Maio ha ricordato gli aiuti arrivati dall'Occidente. L'ex leader del M5s ha rivelato di aver sbloccato personalmente alcuni carichi di materiali fermi in diversi Paesi: «Per rimediare ho chiamato i ministri degli Esteri».
La propaganda sulle mascherine è proseguita sulla pagina Facebook di Di Maio. «Siamo passati da circa 300mila a una media di 1.8 milioni di mascherine distribuite ogni giorno - ha scritto -. Ovviamente non ci fermiamo, sappiamo che bisogna fare ancora di più». E l'annuncio: «È atterrato a Malpensa il volo Neos partito ieri dalla Cina con a bordo 25 tonnellate di materiale sanitario: circa 1.5 milioni di maschere, 155 ventilatori polmonari, 205mila guanti di lattice, 1.000 kit diagnostici e altrettante tute protettive». Dichiarazioni che stonano con le notizie che arrivano da varie parti d'Italia. A Bergamo, la scorsa settimana, come rivelato dal Giornale il 17 marzo, la centrale di sterilizzazione dell'ospedale Papa Giovanni XXIII avrebbe fatto arrivare l'ordine ai sanitari di «sterilizzare le mascherine usate».
Di lunedì, invece, l'allarme giunto dall'ospedale di Alghero, in Sardegna, dove una circolare dell'Unità operativa del pronto soccorso ha chiesto agli infermieri di chiedere il permesso ai medici per poter riutilizzare per più giorni la stessa mascherina.Le stesse voci preoccupanti sono arrivate da Lecce, dove il segretario provinciale della Cgil ha parlato di strumenti fatti in casa e «addirittura riciclati» in uso al personale degli ospedali.
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