Mamme in lotta per far avere meno compiti ai figli

Lettera al sindaco: "Chieda al ministro per eliminare i voti a scuola e ottenere il tempo pieno"

Mamme in lotta per far avere meno compiti ai figli

Una volta erano le ribellioni dei ragazzi a tenere banco, fuori e dentro le classi. Oggi, invece, sono quelle dei genitori. Il motivo delle loro proteste? Troppi compiti a casa. L'ultimo caso è quello che coinvolge 90 mamme di Varese che hanno scritto al sindaco per chiedere che si faccia portavoce al ministero dell'Istruzione di un nuovo progetto sperimentale di scuola, senza voti e soprattutto senza compiti a casa, sostituiti dal tempo pieno. Dovrebbe partire già il prossimo anno scolastico e si ispira a uno studio dell'università Bicocca di Milano, che a sua volta si basa su un metodo finlandese, integrato da quello montessoriano. Le caratteristiche del progetto non riguardano solo l'assenza di voti e di compiti a casa, ma anche l'orario e il metodo didattico: 40 ore settimanali, un tempo pieno, metà delle quali si dovrebbero passare in giardino o comunque all'aria aperta, prendendosi anche cura di qualche animale da cortile; in aula addio ai vecchi banchi, che non saranno sostituiti da nuovi, ma da tavoli di lavoro, per facilitare la cooperazione fra i ragazzi. Inoltre il pranzo sarà condiviso con gli insegnanti e diventerà anche un momento per imparare qualcosa su quello che si mette a tavola e poi si mangia. Rivoluzionata anche l'accoglienza: quando si entra in classe non ci si dovrà più sedere al proprio posto, ma in cerchio, uno vicino all'altro, per dare spazio alle emozioni, un'ora il tempo previsto. Potrà essere sviluppato? E come? Solo il tempo e la buona volontà di qualche preside potranno dare quelle risposte. Per ora l'unica certezza pare essere che quel progetto troverà molti sostenitori fra i genitori, considerate le proteste degli ultimi tempi, riguardanti proprio i troppi compiti a casa. A inizio settembre, un papà, anche lui di Varese, ha scritto una lettera di giustificazione per il figlio, che si era presentato in classe il primo giorno di scuola senza aver fatto i compiti delle vacanze, spiegando la scelta: «Voi avete 9 mesi per insegnargli nozioni e cultura, io solo tre per insegnargli a vivere». La lettera è stata poi pubblicata su Facebook, accendendo la discussione. Una settimana fa, invece, si è fatta sentire una mamma di Milano: anche lei ha scelto di condividere sul social network la giustificazione fatta per la figlia: «Gentili maestre Mariasole (la figlia, ndr) non ha potuto studiare storia perché dopo 8 ore di scuola, dalle 17 alle 19.

30 ha dedicato il suo tempo libero in attività ricreative e sportive». Anche in quel caso due fronti, l'un contro l'altro per dire in estrema sintesi «Sì, ci sono troppi compiti», oppure «Decidono le maestre, non i genitori».

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