A caccia di medici: pensionati. O stranieri. Timisoara, Palestina, Arabia. Ma anche Germania Inghilterra, Francia. Cosa accade se in una regione mancano medici e i posti non sono coperti? Che oltre a chiedere che tornino i medici in pensione l'aveva fatto il Molise, poi il governatore veneto Luca Zaia e poi il reclutamento in Friuli Venezia Giulia dei primi tre - si chiede che i medici vengano da altri Paesi. Radiologi, anestetisti, pediatri, ginecologi, medici d'urgenza e d'emergenza. In Veneto mancano 1295 medici ospedalieri e il rischio è che con la Quota 100, ne vadano in pensione altri 501, lasciando la sanità a Quota zero. Si fa per dire. In Veneto a operare sono in 8400 ma per essere in linea si dovrebbero raggiungere quei 1295, così ora la sanità pubblica e privata hanno chiesto all'Amsi, Associazione medici di origine straniera in Italia, 400 specialisti. L'Ulss di Treviso, unità locale socio sanitaria, è in trattativa con l'università di Timisoara per assumere dieci romeni. Ma non solo questi. L'85 per cento delle richieste proviene da cliniche private, il restante dalla sanità pubblica. Con il rischio che qualche medico arabo, con uno stipendio da 14 mila euro al mese, più auto e scuola per i figli, pagati profumatamente dall'Arabia, snobbi pure l'Italia. Perché i contratti, qui, sono quel che sono con i nostri dodici diciotto mesi prorogabili ad altri sei. Così ci si trasferisce, si fanno i concorsi, si viene assunti per capire poi che forse era meglio a casa propria. Un'inversione di tendenza, come ha spiegato il professor Foad Aodi, palestinese, presidente dell'associazione, per cui se prima erano i palestinesi, gli arabi, i siriani, i libici, i giordani a voler venire in Italia e studiare e specializzarsi, ora è l'Italia che chiama aiuto perché non riesce a utilizzare i medici già laureati. Pochi posti nelle Scuole di specialità. Se poi ci mettiamo che quelli laureati scappano all'estero e che l'Italia pesca a sua volta fuori. Il 25 per cento degli stranieri poi se ne torna in patria o migra altrove. «In Italia - spiega Aodi sul portale della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo) - ci sono 80 mila professionisti della sanità di origine straniera, di cui 19mila medici. Di questi solo alcuni hanno la cittadinanza italiana o di un paese comunitario. L'85% lavora nel privato: in mancanza di cittadinanza non può accedere ai concorsi pubblici».
Da qui la proposta, giunta pochi giorni fa, dell'Amsi: «chiediamo che questi medici, dopo aver lavorato per un periodo, per esempio cinque anni, nelle strutture italiane, possano essere ammessi ai concorsi con riserva, e con un termine per ottenere, dopo aver superato il concorso, la cittadinanza». Ma «la prima misura da adottare rileva Aodi è far specializzare i medici che escono dalle università italiane». Già. Lo dice anche lui.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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