La manovra 2022 sarà "leggera". La riforma fiscale potrebbe celare il rischio stangata

Il debito italiano "è pienamente sostenibile ma questo richiede molto impegno nella crescita e prudenza dal lato fiscale"

La manovra 2022 sarà "leggera". La riforma fiscale potrebbe celare il rischio stangata

Il debito italiano «è pienamente sostenibile ma questo richiede molto impegno nella crescita e prudenza dal lato fiscale». Il ministro dell'Economia, Daniele Franco, nel corso della presentazione del rapporto Ocse sull'Italia ha aggiunto qualche dettaglio sull'impostazione della riforma fiscale che a breve dovrebbe vedere la luce sotto forma di ddl delega. «Le politiche fiscali nei prossimi anni dovranno essere man mano più prudenti - ha aggiunto - e nel medio termine, quando la crisi sarà terminata, dovremo tornare all'obiettivo del surplus primario».

Insomma, anche se nel 2021 il titolare del dicastero di Via XX Settembre ha confermato di attendersi «un rapporto debito/Pil più basso rispetto a quanto indicato nel Programma di stabilità (159,8%; ndr), ci aspettiamo che il rapporto debito/Pil si ridurrà il prossimo anno e convergerà per la fine del decennio ai livelli precedenti al Covid», ritornando verso il 135 per cento. Ovviamente, Franco confida in tassi di crescita sostenuti che contribuiscano ad aumentare progressivamente il denominatore, ma anche il numeratore dovrà diminuire e questo implica che la politica fiscale non potrà essere particolarmente espansiva.

I contribuenti, per il momento, non hanno nulla da temere, ma tra un paio d'anni - se non interverranno particolari stravolgimenti - le raccomandazioni dell'Ocse (che poi sono le stesse della Commissione Ue) dovranno trovare un'applicazione. Ma andiamo per ordine. Il ministro ha confermato che «la riforma del fisco sarà centrale nella revisione della tassazione dei redditi personali e del reddito da lavoro» a sua volta cruciale «per aumentare la partecipazione» al mercato del lavoro. Una circostanza già anticipata al Forum Ambrosetti di Cernobbio.

Dunque, con il ddl delega pronto a tradurre in realtà i desiderata degli osservatori internazionali, l'anno prossimo la legge di Bilancio dovrebbe impiegare i circa 3 miliardi a disposizione nella eliminazione dell'Irap da ricomprendere nell'Ires (con benefici di circa 2 miliardi per gli autonomi) e nella cancellazione delle microtasse (circa un miliardo).

In quest'ottica, però, il 2022 dovrebbe segnare un punto di svolta perché gli interventi sull'Irpef e sul cuneo fiscale potrebbero finanziarsi spostando il carico su altri cespiti. L'Ocse (ma anche Bruxelles e l'Fmi), infatti, insistono perché il lavoro non sia gravato da troppe tasse che rendono sconvenienti l'impiego sia per chi assume sia per chi viene assunto. Non a caso, l'organizzazione di Parigi ha sottolineato anche la necessità di rimodulare verso il basso il reddito di cittadinanza, proprio perché è opportuno eliminare tutte le barriere che disincentivano l'occupazione. Ma il mantra è sempre lo stesso: spostare il carico fiscale dal lavoro ai beni. L'Ocse non parla di revisione delle rendite catastali (come in passato) ma accenna sia alla possibilità di intervenire sui capital gain che sull'imposizione di eco-tasse che finanzino la transizione energetica.

Ultimo ma non meno importante, si evidenzia come detrazioni e deduzioni fiscali si possano disboscare per rendere complessivamente più efficiente il sistema. E se Franco punta al raggiungimento di un avanzo primario, una volta terminata la crisi, queste sono sicuramente sulle quali il Tesoro dovrà intervenire.

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