La manovra rischia di mandare il governo in tilt. Gli esponenti della maggioranza continuano a lanciarsi in proclami di varia natura, mentre i tecnici di via XX Settembre sono alle prese con la soluzione di un rebus molto complicato: trovare le coperture finanziarie minime a una legge di bilancio ipotecata dai 23,1 miliardi di sterilizzazione delle clausole di salvaguardia. Secondo indiscrezioni che filtrano dal ministero, mancherebbero all'appello circa 3 miliardi di euro per assicurare la tenuta dei 30 miliardi complessivi della manovra. Ecco perché ieri in tarda serata si è svolto un vertice di maggioranza per cercare di trovare un'intesa. Il Consiglio dei ministri per il varo della legge dovrebbe svolgersi oggi, sempre in serata, ma non è escluso un altro slittamento poiché già si starebbe pensando di inviare a Bruxelles il Documento programmatico di Bilancio domani, ultimo giorno utile.
Trovare le risorse non sarà facile. Ecco perché l'ala renziana s è lanciata in una proposta quasi provocatoria. «Italia viva propone l'abolizione totale di quota 100», ha dichiarato il deputato Luigi Marattin ribadendo che «si tratta della politica più ingiusta degli ultimi 25 anni perché spende risorse ingenti a carico dei giovani lavoratori». Al suo posto si propone di rendere strutturale l'Ape social, per consentire il prepensionamento a chi ha svolto lavori gravosi e usuranti, e non a tutti». Immediata la replica di Matteo Salvini che per l'anticipo dei pensionamenti si era impegnato in prima persona l'anno scorso. «Renzi propone l'abolizione totale di quota 100», ha affermato stigmatizzando «l'ultima follia del governo delle poltrone, che ha annunciato nuove tasse su gasolio, merendine e denaro contante: non glielo permetteremo!».
La sortita di Marattin conferma tutte le difficoltà della maggioranza nel far quadrare i conti. Aggredire gli 8,8 miliardi di costo stimato della misura risolverebbe in un fiato tutti i problemi. E probabilmente sul versante previdenziale qualcosa si farà considerato che nel corso delle settimane sono filtrate varie ipotesi: dall'aumento dell'età anagrafica minima per l'uscita (a 63 o 64 anni dagli attuali 62) fino al differimento di tre mesi delle finestre per pensionarsi.
Allo stesso modo, non sono state smentite le indiscrezioni sull'unificazione di Imu e Tasi in un solo tributo che aumenterebbe il gettito in quanto la tassa sui servizi indivisibili non è applicata da molti Comuni. L'altra strada l'ha indicata il leader pentastellato Luigi Di Maio ieri a Napoli. «Se una multinazionale deve imbottigliare una bibita - ha detto - dobbiamo fare in modo che paghi più tasse su una bottiglia in plastica e meno per una bottiglia in vetro. Per fermare un processo industriale che mette in circolazione rifiuti l'unico modo è la tassazione». Questo significa che, oltre al taglio da 1,8 miliardi, dei «sussidi ambientalmente dannosi» come gli sconti sulle accise per gli autotrasportatori, si sta pensando da parte M5s di introdurre aggravi per le produzioni meno green.
A fronte di tutto questo Di Maio ha promesso magnifiche sorti e progressive.
«Dobbiamo iniziare ad abolire il superticket, uno dei tanti balzelli della sanità che già si paga: all'inizio o a metà 2020 deve sparire per le famiglie italiane e lo facciamo pagare ai grandi evasori che hanno rubato alle casse dello Stato». Analogamente, è stato riconfermato l'impegno per il taglio del cuneo fiscale e per il salario minimo in legge di Bilancio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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