Formalmente si tratta di «questioni tecniche», ma c'è anche un risvolto politico. Il governo, infatti, ha deciso di rinviare la presentazione dell'emendamento alla manovra sulla riforma dell'Irpef, atteso ieri in mattinata, alla prossima settimana. È quanto è emerso dopo il confronto tra esecutivo e maggioranza che si è svolto presso la commissione Bilancio del Senato.
La motivazione ufficiale del rinvio è la necessità di scrivere il testo in modo da recepire le indicazioni della composita maggioranza e predisporre una riforma applicabile. Lo schema, comunque, terrà conto di quanto finora concordato: riduzione da 5 a 4 delle aliquote Irpef con abbassamento del secondo e terzo scaglione al 25 e 35 per cento più un taglio del cuneo di 85 euro ogni 10mila euro di reddito lordo fino a 35mila euro. «Come Forza Italia abbiamo chiesto un ampliamento della no tax area e un aumento delle deduzioni Irap per aumentare il potere d'acquisto delle famiglie: c'è uno slittamento perché c'è un confronto», spiega Dario Damiani, capogruppo Fi in commissione Bilancio al Senato.
C'è, però, anche una ragione politica se il governo Draghi ha preferito prendere ancora tempo (quando di tempo ne resta pochissimo) e questa ragione si chiama «sciopero generale». La decisione di Cgil e Uil di ricorrere alle maniere forti per protestare contro la legge di Bilancio ha imposto a Palazzo Chigi di tentare una ricomposizione in extremis, circostanza che crea non poca confusione tra i partiti. Tant'è vero che ieri la Lega ha punzecchiato il Pd e il suo segretario Enrico Letta per aver scelto la strada del silenzio. Palazzo Chigi, inoltre, ha bloccato sine die la convocazione del tavolo sulla riforma delle pensioni di lungo termine. Manovra e Pnrr stanno impegnando l'esecutivo ma, in realtà, non c'è molta voglia di dialogare con una controparte che non si è mostrata comprensiva. Ecco perché la Cisl ieri ha ribadito che «lo sciopero è una scelta sbagliata che radicalizza il conflitto».
Lo slittamento della presentazione dell'emendamento del governo consentirà, inoltre, di raggiungere una sintesi su alcune modifiche che stanno a cuore alla maggioranza e di tradurle in proposte avallate dal ministro dell'Economia, Daniele Franco. Prima fra tutte quelle al Superbonus al 110% per le ristrutturazioni. Gli sgravi «vanno confermati per tutto il 2022, si può accettare un decalage dei bonus per gli anni 2023 e successivi che deve essere però concordato, definito e reso noto adesso per consentire ai cittadini una seria programmazione», prosegue Damiani sottolineando che le priorità di Forza Italia è «dare certezze a chi ha già iniziato i lavori».
Per questo motivo gli azzurri chiedono l'azzeramento del tetto Isee per le abitazioni unifamiliari, lo stop alla Cila e una detrazione del 75% per le ristrutturazioni che eliminano le barriere architettoniche. Ampia condivisione si registra anche sull'eliminazione di Tosap e Cosap per bar e ristoranti anche nel 2022. Domani nuova riunione tra relatori e governo su reddito di cittadinanza e caro-bollette.
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