Manovra bis dietro l'angolo

Pronte le raccomandazioni della Commissione all'Italia. Spunta l'ipotesi di una manovra aggiuntiva da 3,6 miliardi

Manovra bis dietro l'angolo

Il braccio di ferro tra Roma e Bruxelles prenderà il via domani a mezzogiorno. In quel momento verranno rese pubbliche le raccomdazioni della Commissione Ue sui conti del nostro Paese. Dopo aver ricevuto la lettera di richiamo da parte di Bruxelles, il ministro Tria ha risposto indicando alcune misure da adottare nei prossimi due anni per evitare la procedura per il debito. A quanto pare la "difesa" di Tria potrebbe vacillare davanti alla richiesta da parte di Bruxelles di una manovra correttiva. I saldi che vengono messi in discussione sono anche quelli dell'ultima manovra varata dal governo Gentiloni. Nel 2017 con le politiche dietro l'angolo, la Commissione Ue, come riporta l'Huffpost, chiuse un occhio. Occhio che però adesso riapre per "processare" il governo gialloverde. Secondo alcune indiscrezioni, sempre riportate da HuffPost, proprio domani la stessa Commissione potrebbe consigliare una manovra correttiva già all'interno delle raccomadazioni per il goevrno oppure subito dopo nelle comunicazioni. Una manovra aggiuntiva da 3,6 miliardi di euro. Potrebbe essere dunque questa la richiesta da parte di Bruxelles per evitare una procedura di infrazione. Il duello è solo all'inizio e Bruxelles potrebbe anche usare un'arma ancora più potente per vincere il braccio di ferro con Roma: lo stop ai fondi strutturali per rientrare nei paletti dei conti. Soluzioni estreme contro cui il Mef è chiamato a mettere sul piatto nuove strategie per ridurre il debito.

Tria predica prudenza: "Si aprirà un negoziato – sono le parole del ministro - Ovviamente più andiamo meglio, più cresce l’economia, non c’è bisogno di sforare niente. Bisogna “impedire di lasciare il debito alle future generazioni". Il primo incontro sul ring è il prossimo 13 luglio all'Eurogruppo.

L'appuntamento però da tenere d'occhio è quello dell'Ecofin, poco prima dell'Eurogruppo, il 9 luglio: lì potrebbe entrare in scena la procedura. Il governo ha più di un mese di tempo per parare il colpo o per seguire i "compiti a casa" dettati da Bruxelles.

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