La mappa del potere nella nuova Forza Italia

La segreteria, i fedelissimi di Tajani e i suoi vice. Ecco come cambia la geografia interna agli azzurri

La mappa del potere nella nuova Forza Italia
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La squadra del leader stavolta in Forza Italia conta più che nel passato. Lo dice lo stesso Antonio Tajani, appena eletto all'unanimità segretario nazionale, che ha già accanto a lui un nucleo di fedelissimi.

Sono Francesco Battistoni, responsabile dell'organizzazione, che nel suo discorso al Congresso il leader ringrazia più volte; Alessandro Battilocchio, nuovo responsabile elettorale e coordinatore della provincia di Roma; il portavoce Raffaele Nevi; il tesoriere Fabio Roscioli e, naturalmente, i capigruppo alla Camera Paolo Barelli, al Senato Maurizio Gasparri e all'Europarlamento Fulvio Martusciello.

A questi si sono appena aggiunti i quattro vicesegretari. Tra qualche malumore, al Congresso si è deciso all'ultimo di procedere, come per il segretario, per acclamazione e non con il voto com'era previsto all'inizio. Per evitare una graduatoria tra loro per molti, per dare un segnale di massima unità per altri. La conta l'avrebbe voluta il governatore della Calabria, Roberto Occhiuto, che rappresenta il Sud e ha grande seguito, ma Deborah Bergamini, vice capogruppo a Montecitorio, responsabile Esteri e vicina a Marina Berlusconi, a questo punto è quella che per «anzianità anagrafica» potrà sostituire Tajani, in caso di necessità.

Gli altri due vicesegretari sono il presidente della Regione Piemonte, per il Nord e l'ex responsabile dei giovani azzurri Stefano Benigni, 37 anni e uno sponsor di peso come l'ex compagna di Silvio Berlusconi, Marta Fascina (che peraltro al Congresso non si è fatta vedere), l'unico a non ottenere per pochissimo l'unanimità dai delegati.

Alla sua candidatura Tajani ha legato sei nomi per la segreteria nazionale: Cristina Rossello, coordinatrice a Milano; Stefania Craxi, presidente della commissione Esteri del Senato; Mauro D'Attis, coordinatore in Puglia; Marcello Caruso, coordinatore in Sicilia; Francesco Silvestro, presidente della commissione bicamerale Affari regionali; Daniele Silvetti, sindaco di Ancona e commissario nella città. A loro si uniranno altri nove componenti, che Tajani nominerà più in là.

C'è anche una lista dei venti membri del Consiglio nazionale, che tiene conto della rappresentanza territoriale e della parità di genere, come previsto dalla statuto, ma qui non si tratta più di cerchio ristretto. Il presidente è l'ex numero uno del Senato e oggi governatore della Sicilia, Renato Schifani, che puntava al vertice e non ha risparmiato critiche.

Oltre al portavoce Nevi, della comunicazione di Fi nuovo corso è tornato ad occuparsi per la stampa il deputato Paolo Emilio Russo, mentre Danila Subranni rimane per le tv.

Tajani ha ogni intenzione di tenere il partito unito e il patto stretto con gli animatori della fronda interna per superare le divisioni era quello di dare voce a tutte le sensibilità. Licia Ronzulli, che da capogruppo al Senato è stata «promossa» vicepresidente di Palazzo Madama e Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera, ora sono tutti ad alzare il braccio del segretario vittorioso. Anche l'attivissimo Alessandro Cattaneo, scelto come capo Dipartimenti.

Tra i personaggi rientrati tra gli azzurri c'è Letizia

Moratti, che per qualcuno poteva rappresentare un problema per Tajani, ma ora è presidente della Consulta e forse sarà candidata a Bruxelles. Quanto all'ex leghista Flavio Tosi, il leader l'ha voluto coordinatore del Veneto.

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