Da un pezzo ormai, non si sentiva parlare dei colori delle regioni. La suddivisione in fasce non è mai stata superata, ma con i contagi in discesa sembrava ormai roba passata e avevamo sperato che le restrizioni non sarebbero tornate. Invece ora che il virus ha ripreso a circolare e l'incidenza settimanale a livello nazionale continua ad aumentare, superando ormai la soglia di 50 casi per 100mila abitanti nella maggior parte del Paese, ecco comparire lo spettro della suddivisione in colori.
«L'Italia per ora resta bianca», ha detto il ministro Roberto Speranza venerdì. Ma non per molto, stando ai numeri. Anche se al momento la situazione sembra sotto controllo, perché grazie ai vaccini i ricoveri stanno aumentando a un ritmo decisamente più lento rispetto ai contagi, lo spauracchio della zona gialla in alcune regioni si comincia a riaffacciare. Passaggio che non avverrà subito, però, ma tra almeno un paio di settimane se il trend di crescita dovesse consolidarsi. A questo punto, essendo l'incidenza media nazionale a 53, quindi sopra la soglia di rischio, saranno determinanti i dati dei ricoveri. Gli altri due parametri necessari per decretare il cambio di colore sono il tasso di occupazione delle terapie intensive, che deve superare il 10 per cento, e quello dei ricoveri ordinari, che deve essere maggiore del 15. E ci sono almeno un paio di territori a rischiare il passaggio nella fascia di maggiori restrizioni, dove tornano obbligo di mascherina all'aperto e limiti al numero di commensali a tavola al ristorante. La situazione più preoccupante si registra a Bolzano, la provincia autonoma con il record di No vax: qui l'incidenza settimanale ha superato i 189 casi su 100mila abitanti. Tanto che nella mappa dell'Ecdc, il centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie, è passata in arancione. Si salva per ora perché il tasso di occupazione delle terapie intensive è al 3,8 per cento, ancora lontano dalla soglia del 10 e i ricoveri in area medica sono all'11,6 per cento (non lontani dal 15). Il virus sta tornando a far paura, al punto che non si escludono provvedimenti analoghi a quelli del Tirolo, cioè lockdown per i non vaccinati. Situazione critica anche in Friuli-Venezia Giulia dove, complici le manifestazioni contro il green pass, il valore dell'incidenza ha raggiunto 139,6 casi per 100mila abitanti. Anche gli ospedali cominciano a essere in affanno con una percentuale di occupazione dei posti letto del 7,7 e del 9,1 in terapia intensiva. A Trieste tra l'altro continuano le proteste dei No vax e i numeri sono destinati a peggiorare. Per un eventuale passaggio in fascia gialla sarà determinante il monitoraggio della prossima settimana. Al momento ci sono anche altre 11 territori che registrano un'incidenza di casi sopra la soglia critica. Sono Veneto (75,3 per cento), Campania (66,2), provincia autonoma di Trento (63), Lazio (63), Emilia-Romagna (56,1) Calabria (52,5), Liguria (52,1), Marche (50,2), Toscana (57,7), Umbria (51,4) e Sicilia (51,7).
Ma a parte le Marche (dove l'occupazione delle intensive è al 10 per cento e i ricoveri ordinari al 6) e la Calabria (ricoveri in area medica al 10,2) e che quindi devono stare in allerta, le altre regioni sono ancora lontane dai parametri fissati per determinare il cambio di colore. Solo sei rimangono a rischio basso: Basilicata, Molise, Sardegna, Piemonte, Val d'Aosta e Lombardia. Le sole rimaste in verde nella mappa dell'Ecdc.
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