Marmolada, trovato il decimo corpo

Le ricerche vanno avanti tre ore al giorno con grande cautela. Oggi lutto cittadino

Marmolada, trovato il decimo corpo
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Prima delle 9,20 di mattina erano tutti già di ritorno. Perché sul ghiacciaio bisogna far presto anche quando è tardi per riportare la speranza. I 14 tecnici del Soccorso Alpino hanno rispettato la tabella di marcia. All'alba si sono alzati in volo con i mezzi del Cnsas e dell'Aiut Alpin. Diverse squadre, anche due unità cinofile della Guardia di Finanza. A piedi si è operato come funamboli. Pronti a fuggire se le campane sonore, collegate ai due nuovi sismografi, piazzati sui fianchi malati del ghiaccio fossero entrate in azione, segnalando il rischio di nuovi crolli. A controllare, anche colleghi calati col verricello in punti strategici del monte, per osservare quel che resta dei due seracchi ora pendenti. Tre ore di lavoro mirato e preciso: le luci del mattino hanno illuminato quel vortice di ghiaccio e destino che, domenica scorsa, ha inghiottito quasi 20 persone. Ora la montagna è sconvolta, rivoltata: come un impasto informe e scuro. Duro come cemento quando si è portato via la vita di tante persone, pastoso e frammentato ora che restituisce la morte a tappe. Eppure occorre cercare ancora, ora che si può farlo in relativa stabilità, come ha garantito Paolo Borgonovo dal centro di addestramento alpino della polizia di Moena. Per questo ieri i tecnici hanno risalito anche una porzione di colata di ghiaccio di circa 2 km ancora inesplorata, più in alto rispetto a dove avevano già potuto operare nei primi giorni. Il ghiaccio continua a parlare attraverso reperti. «Tecnici e organici», la terribile sintesi. Lo ha spiegato Riccardo Manfredi, comandate della stazione di soccorso alpino di Passo Rolle: «Alcuni frammenti sono stati trascinati per oltre 400 metri a valle». Ogni cosa viene recapitata al quartier generale, allestito nel centro sportivo di Canazei, dove i tecnici del Ris di Parma proseguono silenziosi con il match del Dna. Serve circa una giornata di lavoro per assegnare i resti a una identità, un nome, una vita spezzata. Quando ieri sono stati avvistati e in parte anche recuperati i resti della decima vittima, il bilancio a due cifre ha cominciato a consolidarsi. Ci ha pensato il governatore Luca Zaia a dare le misure all'immensità del dolore: «Ci sono 18 persone coinvolte: 10 deceduti e ancora un disperso. I feriti sono, invece, sette, la metà ricoverata in ospedali del Veneto. Due sono molto gravi». A oggi le vittime identificate sono se: i tre veneti Filippo Bari, Tommaso Carollo e la guida alpina Paolo Dani, la trentina Liliana Bertoldi e i due alpinisti cechi riconosciuti dalle famiglie che hanno ricevuto il supporto del console ceco a Milano Jiri Kudela, giunto sul posto. Domani sarà lutto cittadino, ma verosimilmente come oggi, le operazioni con gli elicotteri proseguiranno e sempre con le stesse modalità: partenza alle 6 e rientro non oltre le 9 del mattino. Sempre che le temperature non si rialzino. È quello che preoccupa Franco Perlotto, guida alpina vicentina e alpinista di lungo corso che in Marmolada ha perso un caro collega, Paolo Dani, una delle prime vittime accertate, «un uomo eccezionale ed un professionista che non avrebbe mai azzardato».

Perlotto per anni ha gestito il rifugio Boccalatte, proprio dirimpettaio di quel ghiaccio valdostano che negli ultimi anni incombe, osservato speciale, sopra a Courmayeur: «Anche sul mio ghiacciaio, sotto le Grandes Jorasses, per anni si sono verificati crolli simili negli anni, anche con vittime, purtroppo, ma quanto avvenuto sulla Marmolada è un fatto anomalo e imprevedibile, in questo momento sarebbe ingiusto incolpare qualcuno».

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