Le mascherine Ffp2 sono necessarie nei posti di lavoro perché rappresentano un presidio anti-Covid importante. Non sono formalmente obbligatorie ma praticamente si continueranno ad indossare in fabbrica e in ufficio. Chi è inserito nelle categorie dei lavoratori fragili potrà invece lavorare da casa per correre meno rischi almeno fino alla fine dell'anno e chi avrà più di 37,5 di febbre deve rimanere a casa.
Sono queste le indicazioni che emergono dal protocollo condiviso di aggiornamento delle misure anti-Covid in vigore fino al 31 ottobre, tra governo e parti sociali approvato ieri sera dopo un tira e molla tra le categorie. C'è chi avrebbe voluto rispolverare l'obbligatorietà, chi solo la forte raccomandazione. Alla fine ogni azienda deciderà per sé a seconda delle esigenze lavorative e dei distanziamenti che si possono garantire. Ma quando in un ufficio ci sono diverse persone a stretto contatto la risposta è chiara: serve la mascherina Ffp2 (per Omicron la chirurgica ormai è praticamente inutile). Del resto nel documento si legge chiaramente che «l'uso dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie di tipo facciali filtranti Ffp2 rimane un presidio importante per la tutela della salute dei lavoratori ai fini della prevenzione del contagio, soprattutto nei contesti di lavoro in ambienti chiusi e condivisi da più lavoratori o aperti al pubblico o dove comunque non sia possibile il distanziamento interpersonale di un metro per le specificità delle attività lavorative. E il datore di lavoro assicura la disponibilità di Ffp2 al fine di consentirne ai lavoratori l'utilizzo nei contesti a maggior rischio».
Cosa significa? «Non è un liberi tutti, considerata l'impennata di questi giorni», precisa una nota del ministero del Lavoro che sottolinea «il grande senso di responsabilità dimostrato da tutte le parti sociali di aver fissato alcune regole chiare che avranno un ruolo importante nel contenimento del virus».
Dunque, la decisione sembra una retromarcia rispetto all'abbattimento di ogni barriera prevista con l'arrivo dell'estate. Ma la nuova ondata pandemica in atto nel nostro paese non si può ignorare e la variante Omicron dell'ultimo periodo è infettiva che più infettiva non si può (si spera). Quindi, rassegniamoci. Al lavoro si sta con l'Ffp2 anche se gli accordi non parlano più di obbligo. Forse per fare un balzo indietro nel tempo quando avevamo gli ospedali pieni di pazienti Covid.
Tra le misure c'è anche l'obbligo di rimanere a casa propria anche se si ha una febbriciattola (oltre 37 gradi e mezzo) o altri sintomi influenzali e di chiamare il proprio medico di famiglia e l'autorità sanitaria.
Questo vale per il settore privato. Per la Pa, invece, rimane ferma la forte raccomandazione dell'uso del dispositivo di protezione quando la situazione lo richiede. Insomma, se non c'è la legge, c'è la raccomandazione e alla fine al chiuso la mascherina si indossa quasi sempre.
Nel privato, le regole più restrittive sono ancora dominanti a prescindere da quello che prevedono gli accordi. E per i soggetti fragili, il documento accoglie l'appello lanciato da molti scienziati che hanno più volte invitato da allungare il periodo invece in cui si può fare smart working fissato ora fino a 31 dicembre.
«Pur nel mutato contesto e preso atto del venir meno dell'emergenza pandemica, si ritiene che il lavoro agile rappresenti, anche nella situazione attuale, uno strumento utile per contrastare la diffusione del contagio da Covid-19, soprattutto con riferimento ai lavoratori fragili, maggiormente esposti ai rischi derivanti dalla malattia».
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