Il matrimonio Pd-M5S partorisce l'inciucio pure sulle unioni gay

Il governo confida nell'alleanza coi grillini, già vincente sulla giudici costituzionali. Il ddl in Aula il 26 gennaio. Cattolici sulle barricate

Il matrimonio Pd-M5S partorisce l'inciucio pure sulle unioni gay

Il "matrimonio" del Pd con i grillini spiana la strada alle unioni civili omosessuali. Matteo Renzi spinge l'acceleratore per l'approvazione delle leggi sui diritti civili in particolare il disegno di legge che regolamenta le nozze tra coppie dello stesso sesso. Uno scoglio sul quale si sono infranti nel corso degli anni molti progetti presentati dalla sinistra come i Pacs e i Dico, puntualmente naufragati per la ferma opposizione dei cattolici sostenuti dalle gerarchie vaticane, che anche in questa occasione sono pronte a far scendere in campo le truppe del Family Day quando si arriverà alle battute finali. È in preparazione infatti una grande manifestazione pro famiglia tradizionale proprio nei giorni del voto finale. Questa volta però il Pd può contare prima di tutto sulla sua tenuta interna. Sul fronte unioni civili è proprio la «minoranza rumorosa» a sinistra che spinge per una rapida approvazione. Dovrebbe poi essere garantito l' appoggio di M5S che di fatto rende vana l'opposizione interna alla maggioranza rappresentata dal Ncd di Angelino Alfano il cui peso politico è sempre meno incisivo e che oltretutto potrebbe essere rabbonita con l'arrivo di qualche poltrona grazie al rimpastino previsto per fine gennaio. La scintilla dell'accordo tra grillini e renziani si è accesa proprio per il disegno di legge sulle unioni civili approvato in Commissione Giustizia nel marzo scorso. Il testo base sulle convivenze omosessuali nonostante il voto contrario di Lega, Forza Italia e Ncd fu approvato grazie all'appoggio dei grillini che su questo fronte si sono dimostrati affidabili. Proprio grazie al voto di M5S per la prima volta un provvedimento sulle nozze gay è arrivato ad essere approvato in Commissione, aprendo la strada al voto in aula che è stato fissato per il 26 gennaio a Palazzo Madama.

È vero che la relatrice del provvedimento, Monica Cirinnà, aveva promesso l'approdo in aula prima della pausa natalizia ma l'attesa non ha indebolito i propositi del governo. Anzi. Lo slittamento paradossalmente ha rafforzato le chances del ddl di essere approvato perché nel frattempo il vento a favore del sì alle nozze gay ha soffiato più forte in Europa con il sì alle unioni civili da parte della Grecia. In Italia poi la Corte d'Appello di Roma ha confermato il sì alla stepchild adoption alla coppia lesbica che aveva chiesto di veder riconosciuta l'adozione della bimba di una delle due donne da parte della sua nuova compagna. Dopo il via libera del Tribunale dei minorenni è arrivata la conferma dei giudici d'Appello. Insomma anche in questo caso la decisione dei giudici ha preceduto quella che dovrebbe essere contenuta nella legge. Nel ddl Cirinnà infatti è prevista la stepchild adoption che rappresenta il punto più controverso, ferocemente osteggiato dai cattolici.

Insomma in Senato non dovrebbero esserci sorprese visto che l'alleanza con i grillini ha dimostrato la sua tenuta sull'elezione dei tre giudici costituzionali, eletti col voto di M5S dopo decine di votazioni fallite. Poi il ddl passerà alla Camera dove il Pd è già pronto a usare tutti gli escamotage per tirare fuori il testo dalle secche parlamentari.

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