Mattarella irritato ma non sorpreso: "A Di Maio ci deve pensare Conte"

Il presidente confida nel premier. Però si tiene pronto

Mattarella irritato ma non sorpreso: "A Di Maio ci deve pensare Conte"

Roma - Salvate il soldato Giggino. C'è una certa «irritazione» sul Colle ma non sorpresa per l'ultimo disperato rilancio del capo politico dei 5s, che rischia di far saltare un negoziato difficile già in partenza. La polemica a freddo, la richiesta di un posto da vicepremier, la pretesa di considerare neutrale Giuseppe Conte e non in quota movimento, il raddoppio da dieci a venti dei «punti irrinunciabili»: tutto ciò mette in pericolo la fragile impalcatura costruita nei giorni scorsi. Tuttavia, l'ultimatum sparato all'uscita dalla Sala dei Busti, subito dopo il confronto con l'incaricato, viene considerato più come una battaglia personale di Di Maio in lotta per la sopravvivenza che non come una linea del Piave grillina. Insomma «una normale dinamica interna», al pari del referendum sulla piattaforma Rousseau, questioni nelle quali Sergio Mattarella si guarda bene da entrare. «Se la sbrighi Conte».

Ebbene, sarà in grado il presidente designato di trovare una mediazione, scrivere un programma decente e completare la squadra dei ministri salvando il soldato Gigino? Chissà. Nelle prossime ore si vedrà se l'input del Quirinale - prendi in mano la situazione, decidi tu, compila la lista da solo, fai il premier - verrà seguito, se Conte avrà la forza necessaria per trattare, convincere, imporsi. Dall'irrigidimento dei partiti dopo le consultazioni, anche del Pd, sembra che la cosa funzioni.

E intanto il capo dello Stato sceglie un profilo basso: ha fatto la sua parte, tenendo una linea di neutralità, e dopo il conferimento del mandato adesso il dossier governo è passato ufficialmente sul tavolo dell'incaricato. Questo, se nasce, sarà un esecutivo politico, perciò il livello di coinvolgimento presidenziale si limita alla «solita leale collaborazione tra le alte cariche della Repubblica». Succedeva con i gialloverdi, accadrà pure con i giallorossi.

In realtà i contatti sono continui e il capo dello Stato, se richiesto, può dare una mano «nell'interesse generale». Così, quando Conte telefona per riferire gli ultimi sviluppi negativi, dal Colle suggeriscono di mantenere la calma e attenersi al copione previsto, che si può sintetizzare in questo modo: cammina con le tue gambe e tira fuori il carattere. E il premier ci prova.

Ora però l'accordo sembra di nuovo appeso a un filo. Del resto al Quirinale che l'operazione fosse complicata era chiaro fin da subito. Dopo le onde di maremoto all'inizio della settimana e la calma successiva, altre turbolenze al momento di stringere sulle poltrone erano date per scontate.

Forse non così forti, infatti è bastato che Di Mario parlasse per far impennare lo spread di dieci punti e far perdere oltre lo 0,3 per cento alla Borsa di Milano. Per Mattarella, che come bussola ha la tenuta dei conti pubblici, sono segnali da non sottovalutare.

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