Cenere e devastazione. È questo lo scenario che domina quello che una volta era considerato uno dei paradisi del pianeta, letteralmente polverizzato dalla furia del fuoco. Il bilancio degli incendi che hanno colpito l'isola di Maui, alle Hawaii, è salito ad almeno 80 morti, come hanno reso noto le autorità della Contea, numero che lo rende il peggior disastro naturale di sempre nella storia del 50º stato americano, superando le 61 vittime dello tsunami del 1960. E si tratta comunque di una conta provvisoria e destinata a crescere, come prevede «senza alcun dubbio» il governatore Josh Green. Ci sono infatti un migliaio di dispersi e i soccorritori non hanno ancora controllato l'interno delle case, dove molti potrebbero essere rimasti intrappolati, né terminato le ricerche in mare, dove diversi abitanti si sono gettati per sfuggire alle fiamme.
Almeno 1.418 persone sono ospitate in rifugi di emergenza, e quasi 15 mila turisti hanno lasciato l'isola, dove le autorità sconsigliano «i viaggi non essenziali». I residenti sopravvissuti, invece, cominciano a tornare a Lahaina, un tempo capitale del Regno delle Hawaii, trovando la storica cittadina praticamente rasa al suolo. E col passare delle ore stanno aumentando le polemiche sui ritardi del sistema di allerta e sulla gestione dell'emergenza da parte del governo, tanto che la procuratrice generale dello stato, Anne Lopez, ha aperto un'inchiesta per «capire le decisioni prese prima e durante gli incendi», promettendo di rendere pubbliche le conclusioni. «Abbiamo sottovalutato la letalità e la rapidità del fuoco», ha ammesso da parte sua la deputata delle Hawaii Jill Tokuda, sottolineando: «Dobbiamo assicurarci di fare meglio». Maui ha subito numerose interruzioni di corrente durante le ore più drammatiche, e il numero di emergenza 911 ha smesso di funzionare in alcune parti dell'isola, mentre le sirene degli allarmi antincendio non sono state attivate. «Non potevamo contare che sul passaparola», ha denunciato William Harry, uno dei residenti nelle aree colpite. Gli abitanti di Lahaina hanno raccontato di non aver sentito alcuna sirena e aver capito il pericolo solo quando hanno visto le fiamme. Come Thomas Leonard, postino in pensione di 70 anni, che non si è reso conto dell'incendio finché non ha sentito odore di fumo.
Intanto la Fema, l'agenzia federale Usa per la protezione civile, stima che saranno necessari 5,5 miliardi di dollari per la ricostruzione, con oltre 2.200 immobili che sono stati danneggiati o distrutti. I pochi che hanno avuto la fortuna di ritrovare l'abitazione intatta, invece, non la vogliono più lasciare temendo gli sciacalli, nonostante il rischio che sia insicura e con acqua contaminata. Per aiutare gli abitanti è partita una gara di solidarietà, e il fondatore di Amazon Jeff Bezos e la sua fidanzata Lauren Sánchez hanno già annunciato che doneranno 100 milioni di dollari. «Jeff e io abbiamo il cuore spezzato per quello che sta succedendo a Maui - ha scritto Sánchez su Instagram - Stiamo creando un Fondo e dedicando 100 milioni per aiutarla a rimettersi in piedi ora e nei prossimi anni». Al momento degli incendi, a Maui c'erano anche 60 italiani, e il ministro degli Esteri Antonio Tajani venerdì ha spiegato su X: «Li stiamo rintracciando. Le autorità statunitensi ci hanno confermato che tra le vittime non ci sono connazionali». Tra di loro, chi continua a cercare amici e conoscenti di cui non ha notizie, chi aspetta di fare ritorno nella propria casa per vedere cosa ne è rimasto.
E tra i turisti, il 48enne Emanuele Gallozzi, manager di un'azienda digitale a Milano in vacanza alle Hawaii con la fidanzata, spiega che lui si trova ad Honolulu, ma «il dolore e l'apprensione per quanto accaduto coinvolgono l'intero arcipelago, così come la mobilitazione per i soccorsi».
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