Un Paul McCartney così arrabbiato non si ricordava da tempo. Ieri sui suoi social è intervenuto a testa bassa sull'annullamento dei suoi concerti italiani previsti per ieri a Napoli e per il 13 giugno a Lucca: «È veramente scandaloso che coloro che hanno pagato un biglietto per uno show non possano riavere i loro soldi». Il riferimento è a quella parte del decreto Cura Italia del 24 aprile nella quale il governo, su indicazione di Assomusica (Associazione italiana di promotori di musica dal vivo), ha approvato i «voucher». In sostanza, i possessori dei biglietti già acquistati possono confermare la loro partecipazione al concerto riprogrammato (ad esempio, chi ha comprato il biglietto per gli stadi di Vasco 2020 può andare al concerto di Vasco 2021). Oppure hanno la facoltà di richiedere un «voucher» di pari valore a quello indicato sul biglietto da utilizzare per altri concerti dello stesso promoter annunciati nei prossimi 18 mesi. Nella straordinaria imprevedibilità di una situazione del genere, si è provato a tutelare sia i fan che gli operatori del settore che non sono soltanto i promoter ma - soprattutto - le migliaia di tecnici e operai che lavorano dietro le quinte spesso con contratti a tempo determinato. «Siamo fortemente in disaccordo - ha scritto il gigante McCartney - con ciò che il governo italiano e Assomusica hanno fatto. A tutti i fan degli altri Paesi che avremmo visitato quest'estate è stato offerto il rimborso completo. L'organizzatore italiano ed i legislatori italiani devono fare la cosa giusta in questo caso. È un vero insulto per i fan». Parole toste.
A stretto giro sono arrivate subito le risposte. Vincenzo Spera di Assomuica contrattacca dicendo che «lo staff di Paul McCartney era perfettamente a conoscenza (dei voucher - ndr) da prima della cancellazione». E poi aggiunge: «I voucher ci sono anche in Germania». Carlo Rienzi di Codacons non vedeva l'ora di dire che «dopo Commissione Ue e Antitrust, anche un importante esponente del panorama musicale dà ragione al Codacons, che da subito è sceso in campo per contrastare lo strumento del voucher». Naturalmente non poteva mancare il solito balletto governativo. Dopo oltre un mese nel quale è stato garantito che il «voucher» avrebbe potuto essere utilizzato anche per altri concerti del medesimo promoter, il ministro Franceschini ha precisato che il voucher vale «solo per un concerto dello stesso artista e che se questo non si terrà lo spettatore avrà diritto al rimborso». Insomma, una situazione complicata anche in questo settore, quello dei concerti, che è stato il primo a fermarsi e sarà l'ultimo a ripartire.
Una parola di buon senso viene da uno dei promoter di Paul McCartney, Mimmo D'Alessandro della D'Alessandro & Galli: «Per McCartney abbiamo già licenziato 18mila voucher su 44mila biglietti venduti» ha detto a Rockol. Per poi aggiungere: «Rimborsare un voucher a due anni dall'emissione (e non 18 mesi - ndr) potrebbe essere una soluzione». Ma è una questione che andrà avanti ancora per molto tempo. Purtroppo.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.