Il servizio sanitario nazionale schiera tutte le forze contro il coronavirus. È stato deciso di potenziare la terapia intensiva e le unità di pneumologia in tutte le aree più colpite. Incrementare i posti letto a disposizione prendendoli anche «in prestito» da altri reparti. Richiamare nelle aree sotto stress per il contagio tutto il personale disponibile sia medico sia infermieristico anche questo «prestato» se dalle altre regioni. Aumentare i laboratori per i test.
Questi i punti cruciali del piano che il governo ha messo a punto per fronteggiare l'emergenza Covid-19. Si prevede un incremento del 50 per cento dei posti letto in terapia intensiva e del 100 per cento delle unità di pneumologia e malattie infettive. Sono già pronti corsi di aggiornamento formativi rapidi per tutto il personale finalizzati soprattutto a preparare medici ed infermieri a fronteggiare le insufficienze respiratorie derivanti dalla polmonite interstiziale tipica del coronavirus.
Ma ovviamente occorre personale. L'apertura di nuove unità di terapia intensiva è «condizionato all'acquisizione di personale: abbiamo bisogno di 500 medico e mille infermieri qualificati», avverte l'assessore al welfare della Lombardia, Giulio Gallera.
In Lombardia, regione sottoposta alla maggiore pressione per numero di contagiati, i posti letto abitualmente a disposizione sono 600, per quanto riguarda la sanità pubblica. A questi si aggiungono i 160 posti della sanità privata. Sono stati reperiti in questo momento di emergenza altri 450 posti cambiando la destinazione di altri reparti.
In alcune regioni, sempre quelle con maggiore numero contagiati si stanno dedicando interi ospedali esclusivamente ai malati di i Covid-19. In Piemonte ad esempio quello di Tortona. Anche gli ospedali di Lodi, Crema e Seriate in Lombardia hanno concentrato tutte le forze sui pazienti contagiati dal coronavirus mentre i pazienti affetti da altre patologie potranno essere orientati verso la sanità privata che ha garantito piena collaborazione.
In Emilia-Romagna dove i contagi hanno superato le 500 unità entro la settimana raddoppierà le postazioni di terapia intensiva nel piacentino da 15 a 33. Per evitare l'affollamento nei pronto soccorso sono anche state installate 14 strutture esterne nelle aree esterne degli ospedali finalizzate al triage per la differenziazione dei pazienti. Per questo la Regione Veneto ha disposto l'incremento di 534 posti letto complessivi in tutte le aziende sanitarie del territorio e presso le aziende ospedaliere di Padova e Verona.
I nuovi posti letto aggiuntivi sono suddivisi tra le Terapie Intensive e i reparti di Pneumologia (Ospedali Hub) e Malattie Infettive. Ma quanti sono i posti in terapia intensiva in tempi «normali»? Sul territorio nazionale ci sono 5.090 posti letto in terapia intensiva, oltre 3mila posti letto in pneumologia e altrettanti in malattie infettive. Il rischio che si saturi il sistema è alto perché questi posti servono anche per tutte le altre patologie. Il grido d'allarme arriva anche dagli anestesisti. «La situazione è ormai al lumicino. Ci sono pochissimi posti letto e i colleghi sono dedicati notte e giorno a cercare di salvare i casi più gravi» dice il presidente Aaroi Emac, l'associazione dei medici anestesisti rianimatori ospedalieri, Alessandro Vergallo. Il punto è che gli anestesisti rappresentano una delle specializzazioni più in sofferenza e sono indispensabili per il trasporto dei pazienti. L'anno scorso ne mancavano 4mila.
E prima di formare un medico passano anni.In affanno anche gli infermieri. Nello scorso anno si denunciava una carenza di almeno 30mila unità sul territorio. Ora per le zone colpite dal coronavirus ne servirebbero subito almeno 5mila.
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