"Meglio col dittatore che con le bombe". Orsini sui bambini indigna anche la Rai

Dopo la sospensione del contratto, il sociologo a "Cartabianca" elogia i regimi: "Un bimbo può essere felice". Di Mare si dissocia

"Meglio col dittatore che con le bombe". Orsini sui bambini indigna anche la Rai

Orsini, nuova puntata. Ormai il professore della Luiss è diventato un format a sé che si sviluppa tipicamente in due fasi: la prima in tv, la seconda sui giornali per quello che ha detto in tv. Dopo aver sostenuto che la guerra è colpa dell'Ucraina perché non si è arresa, che Zelensky è «un incapace totale» e che bisogna far vincere Putin sennò si arrabbia, il professore ha lanciato un altro missile a Cartabianca (l'apice del trash in fatto di talk show), con numerosi perdite tra i civili in ascolto: «Un bambino anche in una dittatura può essere felice» ha detto nell'ennesimo tentativo di spiegare la sua exit strategy dalla guerra in Ucraina che consiste nel consegnarla a Mosca. La Rai, che già aveva dovuto cancellare in corsa il suo contratto da 12mila euro con RaiTre dopo aver appreso dai giornali che un programma lo aveva messo sotto contratto, ha dovuto nuovamente dissociarsi dall'ospite che non vede l'ora di invitare nei suoi studi. «Si tratta di affermazioni riprovevoli, assolutamente incondivisibili, di cui il professor Orsini si assume naturalmente la responsabilità: è superfluo dire che Rai3 prende le distanze» ha commentato il direttore della terza rete, Franco Di Mare, dopo che la nuova impresa di Orsini aveva già scatenato un putiferio (la Berlinguer si è offesa perché nessuno in Rai l'ha avvisata, e poi «sono libere opinioni in un dibattito plurale»).

Non sarà certo l'ultima volta, il sociologo ormai ha afferrato la regola elementare del talk show: sparane una grossa, scatena una rissa, ti inviteranno di nuovo (preferibilmente a pagamento). Nel frattempo, lamentati di essere censurato, così da essere invitato in tv ancora più spesso in qualità di «censurato dai mass media», magari con un contratto di collaborazione al Fatto e la fila di programmi (da Rai a La7) desiderosi di offrirti la telecamera. Intanto si è fatto il suo bel pubblico, su Twitter ha 16.500 follower che pendono dalle sue labbra e si abbeverano con gioia alle sue esternazioni megalomaniache e persecutorie («Le mie tesi sono troppo deflagranti», «Se tu hai milioni di persone che scendono in piazza a dire: Orsini ha ragione scoppia la rivolta», «Io non so se camperò a lungo perchè sto toccando interessi enormi» e via così).

La Luiss si è già dissociata da lui, ma questo fa solo gioco al personaggio televisivo che ormai interpreta. In compenso ha ricevuto elogi dalla Tass, l'agenzia governativa (cioè di propaganda) russa. Si racconta che professori illustri dell'università romana, in testa Sabino Cassese, abbiano chiesto ai vertici dell'ateneo la rimozione di Orsini da direttore dell'«Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale» della Luiss. Un centro di ricerca, tra l'altro, finanziato dall'Eni, mentre lui nei suoi articoli denuncia i pericoli della «compenetrazione tra il potere politico-economico e i centri di ricerca».

Sarà un caso, ma proprio ieri si è saputo - da una fonte interna che ha parlato con Tpi - che l'Eni avrebbe deciso di non rinnovare il finanziamento concesso, dal 2016, all'osservatorio affidato al professor Orsini. Un personaggio da cui tutti prendono le distanze, facendogli il favore di farlo apparire come il martire vittima dei poteri forti. Un personaggio da Circo Barnum televisivo che può così fatturare alla grande.

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