Meglio il tecnico o il politico? Che cosa ci insegna la Storia

Il dibattito sul governo politico o tecnico agita e non poco i corridoi di Senato e Camera. Ecco la lezione del passato

Meglio il tecnico o il politico? Che cosa ci insegna la Storia

La Treccani è sempre una Corte di Cassazione circa il significato esatto di una parola e anche circa il suo senso storico. La definizione di “tecnico” può darci la stura per svelare una truffa linguistica e politica talmente entrata nell’eloquio quotidiano di stampa, tv, internet, al bar eccetera da lasciare indifferenti quasi tutti gli interlocutori. Prima vediamo la parola “tecnico”, sostantivo e non aggettivo in questo caso. Scrive l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana fondato nel 1925 dall’industriale mecenate Giovanni Treccani degli Alfieri e dal filosofo Giovanni Gentile: “Tecnico. Persona che ha particolare competenza in un’arte, o scienza, o disciplina, o attività, soprattutto nelle sue applicazioni pratiche. Correntemente, si dà il nome di tecnico a lavoratori autonomi, artigiani e operai (e, nell’esercito, a militari di truppa e sottufficiali) specializzati, la cui preparazione non è fondata esclusivamente sull’esperienza e il tirocinio ma anche su un breve corso di studî a indirizzo pratico. Con senso generico, e in contrapposizione ai teorici, oppure ai professionisti, e in qualche caso ai politici: oggi c’è più bisogno di buoni tecnici che di laureati; affidare a tecnici i ministeri più importanti, la pubblica amministrazione; altre volte, la parola assume una connotazione limitativa: è solo un tecnico! (ha cioè una competenza più pratica che teorica, manca di saldi fondamenti scientifici, oppure di capacità artistiche e di gusto, di personalità)”. È cronaca fresca di giornata il contrasto sulla composizione del nascituro governo presieduto da Mario Draghi: più tecnici o più politici?

È il primo vero braccio di ferro tra l’ex governatore della Banca Centrale Europea e i partiti che dovrebbero sostenerlo. L’affermazione implicita della questione sembra essere questa: il tecnico è quella personalità di primissimo livello, dal curriculum impeccabile, con un percorso professionale internazionale che salva la derelitta Repubblica Italiana dal politico, che è quell’arruffone, impreparato, manigoldo, che ha portato il Paese sull’orlo del baratro e ciò nonostante pensa solo alle proprie clientele elettorali (quando va bene). Capiamoci: l’insipienza di una classe dirigente in primis politica (ma non solo) assieme allo sfascio della pubblica istruzione portato scientificamente a compimento almeno dalla metà degli anni Novanta ai giorni nostri, darebbero mille argomentazioni a questo riflesso condizionato del ragionamento, cioè “politico=incompetente e tecnico=competente”. Anzitutto quest’associazione di idee è storicamente falsa. Basta ripercorrere rapidamente la storia repubblicana con alcuni esempi in un elenco che, per forza di cose, è assolutamente incompleto. Ezio Vanoni (1903-1956), democristiano, economista, accademico. Certamente un tecnico nel senso più vero del termine. Ma anche un politico tra i più importanti del suo tempo, morto in servizio, da senatore della Repubblica, proprio a Palazzo Madama il 16 febbraio 1956 per un collasso cardiaco. Fu tra i fondatori della Democrazia cristiana e tra le menti che nel 1944 enuclearono la dottrina sociale dello Scudocrociato, il Codice di Camaldoli. Il nome di Vanoni resta legato alla riforma dell’amministrazione tributaria dello Stato nel 1951 (ripristino della dichiarazione dei redditi e diminuzione delle aliquote) e allo Schema di sviluppo dell’occupazione e del reddito in Italia nel decennio 1955/64, il Piano Vanoni appunto, che a causa della sua improvvisa scomparsa rimase sulla carta, assieme all’intenzione sistematica che si proponeva di superare la forbice economica tra Nord e Sud, tra l’altro. Amintore Fanfani (1908-1999), democristiano, economista, più volte Presidente del Consiglio e segretario della Dc. Nel 1949 presentò da ministro del lavoro di De Gasperi una legge contenente “Provvedimenti per incrementare l’occupazione operaia, agevolando la costruzione di case per lavoratori”. Si trattava del piano INA- casa, perché era gestito da una struttura costituita presso l’Istituto Nazionale delle Assicurazioni. Il primo cantiere fu inaugurato a Colleferro, tra Roma e Frosinone, il 7 luglio 1949. Nel 1962 c’erano 20.000 cantieri in tutta Italia, vi si occuparono 40.000 persone ogni anno. In circa 2 milioni di vani costruiti ex novo trovarono alloggio 350.000 famiglie italiane che in gran parte vivevano in baracche, sottoscala, grotte e altri ripari di fortuna spesso condivisi con altre famiglie. Le “case Fanfani” sono ancora oggi dignitose e urbanisticamente riconoscibili, specialmente considerando gli scempi che sarebbero giunti in seguito. Quindi un simbolo della politica italiana come Fanfani fu tecnico in fatto di investimenti nel settore edilizio e di politiche abitative. Giuliano Vassalli (1915-2009), uno dei più importanti giuristi italiani, socialista, fu partigiano, politico e promotore del nuovo codice di procedura penale nel 1989, quando il professore rivestiva la carica di ministro della giustizia. Trent’anni dopo molti operatori giuridici hanno sottolineato anche i limiti di quella riforma. Ma senza contestarne la portata storica.

Un progetto che poggiava l’immediatezza del giudizio sui riti alternativi, come il patteggiamento o l’abbreviato. Franco Reviglio (1935) è un accademico, economista, esponente del Partito Socialista Italiano. Fu grazie alla sua opera da ministro delle finanze (proseguita poi dai socialisti Rino Formica e Francesco Forte) che il 19 gennaio 1983 furono introdotti in Italia i registratori di cassa e gli scontrini. La lotta all’evasione fiscale aveva trovato un suo primo, fondamentale tracciamento dei cittadini contribuenti. Tra l’altro Reviglio si fece promotore di un vivaio di giovani collaboratori che avrebbero ricoperto in seguito ruoli di primo piano nelle Istituzioni repubblicane: Giulio Tremonti, Vincenzo Visco, Domenico Siniscalco, Franco Bernabè, Alberto Meomartini. Giacomo Brodolini (1920-1969), sindacalista, socialista, promotore assieme al giurista Gino Giugni della legge 300 del 1970, nota come lo Statuto dei lavoratori, cioè quell’avanzato strumento legislativo che consentì alla Costituzione di entrare in fabbrica. Una normativa così importante da essere materia di dibattito politico a tutt’oggi. Giuseppe Zamberletti (1933-2019), democristiano, fu commissario di governo per le zone sismiche in Friuli (1976) e in Irpinia e Basilicata (1980). Sotto il suo impulso nel 1981 sarebbe nata la Protezione civile, cioè una struttura incardinata presso la Presidenza del Consiglio capace di riunire molte professionalità e specializzazioni e d’intervenire tempestivamente nelle tante emergenze idrogeologiche e sismiche di un’Italia instabile.

Ora, si può affermare che la politica oggi abbia dato uno spettacolo tale, nel suo complesso, da rendere inevitabile il ricorso a un tecnico di indiscutibile statura come Mario Draghi. Ma nemmeno l’incapacità dei partiti di selezionare una classe dirigente può essere assunta a pretesto per la proporzione politico:incompetente=tecnico:competente.

Perché la storia repubblicana ha conosciuto grandi politici perché tecnici e grandi tecnici perché politici. Altra mistificazione quella che vorrebbe un governo tecnico apolitico. Ma questa sarà smontata in un prossimo intervento.

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