La "prima" di Meloni all'Onu tra via diplomatica e linea dura

La richiesta di un impegno sui migranti e la mediazione di Tajani. La premier ringrazia von der Leyen e attacca Borrell e i Socialisti Ue

La "prima" di Meloni all'Onu tra via diplomatica e linea dura
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Nel difficile gioco di equilibrio tra la linea della diplomazia e quella della fermezza, l'esordio di Giorgia Meloni all'Assemblea generale delle Nazioni Unite sarà soprattutto all'insegna della prima. Oggi e domani, infatti, la premier porterà sul tavolo dell'Onu il delicato dossier immigrazione, con l'obbiettivo di coinvolgere la comunità internazionale in quello che è evidentemente un problema globale. E sul quale la leader di Fdi si sta muovendo da settimane cercando di conciliare il dialogo con l'Ue con prese di posizione nette verso chi ha detto ieri mattina in Consiglio dei ministri per «ragioni ideologiche» o di «calcolo politico» fa di tutto per «remare contro» e «smontare il lavoro che si sta portando avanti». Meloni fa nomi e cognomi e non solo punta il dito contro il Pd in Italia e i Socialisti a Bruxelles, ma cita esplicitamente l'Alto rappresentante per la politica estera Josep Borrell, critico sul memorandum d'intesa firmato tra Bruxelles e la Tunisia. La mancata erogazione dei fondi europei verso Tunisi, infatti, a Palazzo Chigi è considerata una delle ragioni principali dell'impennata di sbarchi delle ultime settimane. Il non detto, infatti, è che Kaïs Saïed - preso atto che il prestito da quasi due miliardi di dollari del Fondo monetario internazionale è ormai bloccato - avrebbe risposto alla mancata erogazione dei fondi promessi da Bruxelles allentando di molto il controllo delle coste tunisine (la spiegazione data per le vie diplomatiche è che la situazione economica del Paese è così disastrata che Tunisi non è in grado di pagare gli stipendi alla guardia costiera). Insomma, se da una parte la premier rivendica la strada della collaborazione europea e ringrazia Ursula von der Leyen per l'appoggio e la sua presenza a Lampedusa, dall'altra non esita a polemizzare duramente con chi in Europa «rema contro». E nei confronti di questi ultimi usa toni perentori, al punto da accusare la «sinistra europea» di voler «rendere ineluttabile l'immigrazione illegale di massa».

Posizione, quella della premier, che è lo specchio delle diverse sensibilità di una maggioranza che sul fronte migranti si muove su tre rotte diverse. Quella della guerra aperta a Bruxelles di Matteo Salvini, la linea della diplomazia e del «no» ai muri di Antonio Tajani e, infine, quella mediana di Meloni. Che nella due giorni all'Assemblea generale delle Nazioni Uniti - per lei è la prima partecipazione - solleciterà un impegno internazionale sul fronte migranti. Lo farò soprattutto durante il faccia a faccia di domani con il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres e muovendosi su due direttrici parallele: un Piano per l'Africa che si affianchi al cosiddetto piano Mattei e faccia da «ombrello» politico, economico e finanziario alle azioni che si stanno già portando avanti e un impegno per rafforzare i centri in cui si raccolgono i profughi nei Paesi di transito sulle coste del Nord Africa. Il tutto da realizzare attraverso la razionalizzazione di progetti già in essere presso le diverse organizzazioni dell'Onu. E proprio su questo fronte sta lavorando il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ieri a New York ha incontrato i vertici dell'Iom (l'Organizzazione internazionale per le migrazioni) per affrontare l'emergenza Africa e in particolare la situazione in Tunisia.

Nei vari incontri preparatori, il vicepremier ha avuto un confronto anche con i Paesi dei Balcani e con quelli del Corno d'Africa, mentre Meloni affronterà la questione della rotta balcanica in un bilaterale con il presidente turco Recep Erdogan (la premier dovrebbe avere un bilaterale anche con l'algerino Abdelmadjid Tebboune). Sal tavolo, in via informale, ci sarà anche la questione Tunisia. Perché, spiega Tajani, «quando la Commissione Ue firma un accordo, quell'accordo poi va rispettato».

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