Doppio affondo da parte di Giorgia Meloni all'alleato Matteo Salvini. Dopo aver chiuso alla possibilità di vedere Fratelli d'Italia nella maggioranza di governo giallo-verde, ora si spinge più in là arrivando a "non escludere" di poter considerare (in futuro) il leader del Caroccio un "traditore".
Ecco. Traditore. Parola che ricorre da qualche giorno (ieri Berlusconi ha risposto "no" a chi gli chiedeva se Salvini andava considerato tale") e che oggi ha fatto irritare Salvini quando a Renzi Renzi aveva stigmatizzato il fatto che Alfano venisse definito un "traditore" mentre Salvini un "responsabile". "Io come Alfano??? Ci vuole fantasia per pensarlo!", ha scritto in un tweet Salvini. Finché è l'ex segretario del Pd a dirlo, può essere liquidato con un cinguettio. Resta da capire quali reazioni produrranno le parole della leader di FdI. "Quando Di Maio mi ha detto che potevamo entrare nel governo se io lo avessi appoggiato come premier ed io ho detto di no per rispetto al centrodestra e anche a Salvini, lui non ha detto una parola - sono le frasi della Meloni a Porta a Porta che andrà in onda stasera - Io sono leale, non ho mai usato la parola traditore non escludo di poterlo fare in futuro". "Noi - ha poi aggiunto l'ex ministro - non abbiamo mai trattato ministeri. Mi interessava la condivisione di un programma ma noi non siamo mai stati chiamati. Deve rimanere agli atti che io per due mesi ho ho reclamato l'incarico per Salvini ed ho anche redarguito Mattarella perchè non ho condiviso la sua scelta". In fondo solo ieri Meloni aveva definito l'alleato "l'unico generale che vince la guerra e si consegna al nemico".
La chiusura al governo Lega-M5S è chiara: "Abbiamo avuto conferma del nostro timore. Il professor Conte ha detto di essere stato designato dal Movimento 5 Stelle", ha detto la leader all'uscita dalle consultazioni con il premier incaricato. A lasciare perplessi gli uomini di FdI sono le politiche in cima alla lista del futuro esecutivo giallo-verde: troppa la distanza quando si parla di Tav e reddito di cittadinanza, due manovre dalla forte impronta grillina.
Mancano, invece, le proposte del centrodestra: "Mi sento purtroppo di non essere molto ottimista sul fatto che ci saranno le istanze di quelli che avevano vinto le elezioni" e che rischiano di diventare subalterne "rispetto a chi era arrivato secondo". Per questo la Meloni non ci sta.
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