Alla fine Giorgia Meloni riesce a imporre la sua agenda e a far virare un G7 che doveva essere focalizzato sull'Ucraina, il congelamento degli asset russi e il monito alla Cina. Oltre che, ovviamente, sulla crisi umanitaria in corso a Gaza. Tutti temi che i sette grandi riuniti a Borgo Egnazia trattano come prioritari, anche perché la tenuta di Kiev è la questione che più preoccupa il blocco occidentale. Nelle conclusioni del vertice, però, la presidenza italiana riesca a ottenere ampio spazio per diversi capitoli che stavano particolarmente a cuore alla premier. Dall'immigrazione al Piano Mattei, passando per l'intelligenza artificiale e arrivando al delicato capitolo dei diritti, a partire dall'aborto. Quest'ultimo, peraltro, tema di forte tensione con la Francia, tanto dall'aver provocato uno scontro frontale tra Emmanuel Macron e Meloni nella prima giornata del summit pugliese.
In questo G7 italiano, insomma, Meloni riesce a ritagliarsi un suo ruolo, mettendo al centro del dibattito alcuni dei dossier su cui insiste da quando è arrivata a Palazzo Chigi. Quello sui migranti in particolare, tanto che nelle conclusioni del summit si impegna il G7 a concentrarsi «sulle cause profonde della migrazione irregolare, sugli sforzi per migliorare la gestione delle frontiere e frenare la criminalità organizzata transnazionale e sui percorsi sicuri e regolari per la migrazione». E pure il wording sul piano Mattei è un passaggio che la diplomazia italiana considera un successo. «Il partenariato del G7 per le infrastrutture e gli investimenti globali - si legge nelle dichiarazioni finali - offre un quadro che utilizzeremo per promuovere la nostra visione di infrastrutture sostenibili. In questo senso accogliamo con favore il Piano Mattei».
Certo, le priorità del summit sono altre, con la diplomazia statunitense che è concentrata soprattutto sulla questione Ucraina. E con i leader presenti a Borgo Egnazia che sono quasi tutti alle prese con enormi problemi di consenso interno, a differenza di una Meloni con il vento in poppa. Sia il presidente francese Macron che il cancelliere tedesco Scholz sono infatti usciti ammaccati dalle elezioni Europee, mentre il premier inglese Rishi Sunak sembra destinato a perdere male le elezioni politiche in programma il 4 luglio. Come è noto, le cose non vanno bene neanche al presidente americano Joe Biden, mentre il primo ministro giapponese Fumio Kishida e quello canadese Justin Trudeau sono alle prese con sondaggi impietosi. E poi c'è un'Europa congelata dall'imminente nomina dei top jobs, appuntamento che sta impegnano non poco la presidente uscente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Un Europa che potrebbe cambiare negli equilibri politici se Marine Le Pen dovesse vincere le legislative del 30 giugno e 7 luglio. Questione che ha ricadute anche sugli equilibri geopolitici globali, perché il Rassemblement national ha avuto in passato posizioni molto filo-russe. E a Borgo Egnazia è palpabile la preoccupazione dei Sette grandi, perché un successo di Rn in Francia potrebbe compromettere la linea fortemente filo Kiev tenuta fino a oggi dall'Eliseo. Non è un caso che la questione Le Pen sia argomento di conversazione nei circa quaranta minuti di bilaterale tra Biden e Meloni. Con la premier che ribadisce la piena collocazione atlantica dell'Italia e il fatto che non ci saranno correzioni di rotta sul fronte ucraino. Meloni, insomma, porta a casa gli impegni sul fronte Ucraina e Medio Oriente. E incassa la prima partecipazione di un Papa a un G7 («una giornata storica», dice la premier), con un focus sull'intelligenza artificiale che era una delle priorità di Palazzo Chigi («promuoveremo una AI sicura, protetta e affidabile» attraverso un «approccio inclusivo», si legge nelle conclusioni).
Più sfumato rispetto alle conclusioni del G7 di Hiroshima dello scorso anno, invece, è il riferimento ai diritti della comunità LGBTQIA+ (rispetto al precedente wording sparisce il richiamo all'identità di genere), mentre manca un riferimento esplicito al termine «aborto». Questione su cui c'è stato un deciso braccio di ferro con Parigi, scontro che alla fine Meloni ha vinto.
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