Dicono di battersi per l'inclusione e i diritti di tutti. Anzi "di tutt*". Poi però mettono a testa in giù chi non la pensa come loro. Sostengono di combattere l'hate speech, il linguaggio dell'intolleranza, ma usano parole violentissime contro chi non condivide la loro visione. Sono le donne che odiano le donne, le femministe dure e pure, le integerrime condottiere delle battaglie più ideologiche della sinistra. In rete come in piazza, sfogano la loro rabbia a suon di slogan dai toni battaglieri. "Non arretreremo di un passo sui nostri diritti. Non cederemo di un millimetro contro il sessismo, il razzismo, la guerra tra poverə e a poverə", si legge ad esempio sul profilo social del collettivo Non una di meno, da molti considerato un riferimento nell'area progressista.
Meloni a testa in giù
L'arrivo a palazzo Chigi del primo premier donna ha mandato in cortocircuito le femministe. Giorgia Meloni è infatti di destra e quindi non può certo essere applaudita. Anzi. Per le sue legittime visioni politiche, la leader di Fratelli d'Italia si è ritrovata virtualmente a testa in giù assieme ad altri esponenti della sua maggioranza. È accaduto sul profilo social dell'attivista pro-aborto Alice Merlo, dove è apparso un post nel quale la foto del presidente del Consiglio era stata capovolta. "Non è il momento di difendere la legge 194. Perché è proprio questa legge - paternalista, transfobica e mai aggiornata - ad averci portato dove siamo oggi. Non sarà difendendola che vedremo garantito, tutelato e accessibile il diritto ad autodeterminarci", si legge nel commento correlato.
L'intolleranza femminista
E a testa di sotto ci sono finite anche altre donne: la neoministra della Famiglia Eugenia Roccella e l'attivista Maria Rachele Ruiu, dell'associazione Pro Vita & Famiglia. Entrambe ree di promuovee un visione pro-life e di auspicare la "tutela sociale della maternità", circostanze inaccettabili per le femministe 2.0. Ci domandiamo cosa sarebbe successo se, a parti inverse, fossero state raffigurate nella stessa maniera alcune donne di sinistra. Risposta facile: all'istante, qualcuno si sarebbe stracciato le vesti lamentandosi (giustamente) per quel gesto simbolico pieno di intolleranza.
"La vittoria della destra non deve spaventarci al punto da accettare ancora compromessi. Perché solo attraverso posizioni radicali e senza lasciare indietro nessuna rivendicazione, riusciremo a ottenere un servizio laico, accessibile, gratuito, non giudicante...", si legge ancora nel post pubblicato dall'attivista vicina a Non una di meno, nel quale sono stati ritratti - sempre sottosopra - anche il senatore forzista Maurizio Gasparri, firmatario di un ddl per riconoscere la capacità giuridica del concepito, e il neopresidente della Camera, Lorenzo Fontana. A quest'ultimo, peraltro, un trattamento poco gentile lo avevano già riservato gli attivisti dei cortei studenteschi, che a Roma avevano "impiccato" un fantoccio con le sue sembianze.
Le (poche) voci critiche
Odio chiama odio. Per questo certe esternazioni lasciano con l'amaro in bocca e suscitano preoccupazione. "I post con persone a testa in giù proprio no. Ma che roba è? Stiamo scherzando? Il femminismo é nonviolenza. È lotta. É rispetto.
Anche degli avversari politici", ha scritto una ragazza a commento di quel contenuto social. E un'altra ha lamentato: "Non mi sembra molto femminista pubblicare immagini di persone, tra cui donne, a testa in giù, alludendo all'impiccagione". Anche tra le femministe, per fortuna, c'è chi dice no.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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