Mancano ormai 48 ore al Consiglio dei ministri che si terrà giovedì nei locali del comune di Cutro, teatro del tragico naufragio che ha causato la morte di 71 migranti, e a Palazzo Chigi si lavora alacremente a un pacchetto di misure in materia di immigrazione, cercando di conciliare le diverse spinte che arrivano dalla maggioranza. In particolare, quelle della Lega, che continuerebbe a insistere su interventi più restrittivi che ricalchino i decreti Salvini del 2018 e 2020. Una linea di condotta che non convince Giorgia Meloni, ben consapevole di quanto poco sia percorribile l'idea di presentarsi con simili misure sul luogo di un dramma che ha segnato profondamente anche la popolazione locale. E con sullo sfondo le parole di Sergio Mattarella, che proprio ieri è tornato sulla tragedia a largo di Crotone. «Ci fa venire alla mente dice le immagini della grande folla di afghani all'aeroporto di Kabul che imploravano un passaggio aereo. E questo ci fa comprendere il perché intere famiglie, persone che non vedono futuro, cercando di lasciare con sofferenza la loro terra per avere una possibilità altrove». Un paragone niente affatto casuale, quello del capo dello Stato. Che non solo è su una linea diametralmente opposta a quella, da molti reputata cinica, tenuta dal ministro dell'Interno Matteo Piantedosi all'indomani del naufragio. Ma che lascia anche intendere come la questione non possa essere risolta solo invocando la linea del rigore («il cordoglio si tramuti in scelte concrete»).
Un approccio che la premier condivide. Tanto che in queste ore sono allo studio uno o più decreti impostati su quello che a Palazzo Chigi definiscono il binomio «contrasto e accoglienza». Da una parte l'inasprimento delle sanzioni agli «scafisti-trafficanti», dall'altra un intervento sui corridoi umanitari, sui visti e, soprattutto, un'azione sui consolati italiani per favorire le richieste di asilo a «chi ne ha realmente bisogno». Infine, un'attenzione alle nuove rotte della disperazione, quella dalla Turchia (da cui arrivava la nave naufragata sulle coste calabresi) e quella del Libano. Il tutto in una cornice che Meloni immagina «multilivello». Non solo il pacchetto da presentare in Consiglio dei ministri giovedì pomeriggio, ma anche un coordinamento con l'Unione europea («a breve risponderemo alla missiva della premier italiana Meloni», ha fatto sapere ieri un portavoce della Commissione Ue) e una forte spinta alla cooperazione bilaterale con i Paesi più interessati dalle partenze degli scafisti (su questo punto potrebbe essere riaperto il decreto flussi di dicembre per prevedere una premialità per quei Paesi che sul piano bilaterale si impegneranno a contrastare l'illegalità). E proprio ieri sera, anche in vista del Consiglio Ue che si terrà a Bruxelles il 23 e 24 marzo, la premier è tornata a sollecitare l'Unione europea. «L'Italia - ha detto - non può rimanere più sola ad affrontare il fenomeno dell'immigrazione clandestina».
Ancora non sarebbe in agenda, invece, un faccia a faccia tra Meloni e Piantedosi. Ieri non si sono visti e - così a ieri sera - non è previsto lo facciano oggi. La premier è attesa alle 11.30 alla Camera, dove la Sala delle donne voluta da Laura Boldrini ospiterà anche un quadro della premier. Piantedosi, invece, sarà a Montecitorio alle 13 per un'informativa sul naufragio. A cui Meloni, però, non presenzierà.
Che poi i due possano vedersi nel pomeriggio per fare il punto sul Cdm di giovedì non è escluso. Di certo, al Consiglio dei ministri in Calabria parteciperà anche Piantedosi. Sarà infatti il sottosegretario Nicola Molteni a fare le sue veci a Bruxelles alla riunione dei ministri dell'Interno dell'Ue.
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