Sono mesi ormai che la prima cosa che fa chi mette in riga i dati delle indagini demoscopiche sulle intenzioni di voto degli italiani è di guardare la distanza che passa tra Salvini (e la sua Lega) e la Meloni (con Fratelli d'Italia). E questa attenzione si è fatta ancor più concentrata da quando i due hanno preso strade differenti: il primo ha imboccato la via del governo istituzionale e responsabile mentre la seconda ha mantenuto il passo sulla strada di una opposizione altrettanto responsabile. Negli ultimi tempi questa forbice si è stretta. Non è quindi più un'eresia o un sogno impossibile parlare di duello per la leadership della coalizione o addirittura leadership di governo. E quando succede che il giornalista di turno chiede alla Meloni se sia nei suoi progetti anche la principale poltrona di Palazzo Chigi lei risponde parlando di servizio e vocazione come ha fatto ieri nella trasmissione di Lucia Annunziata Mezz'ora in più (Rai3): «Sono pronta a fare quello che gli italiani mi chiederanno di fare. Mi tremerebbero le mani ma altrimenti che faccio politica a fare?» Insomma pare che la linea sia tracciata e le ambizioni delineate con cura. Quella che potrebbe sembrare una lotta fratricida per la leadership per ora è sostanziata da un consapevole gioco di sponda. La Meloni infatti non si allontana affatto dalla «teoria salviniana» sul Quirinale. Anche per la leader di Fratelli d'Italia Mario Draghi è un ottimo candidato alla successione di Sergio Mattarella. D'altronde sarebbe l'unico presidente che renderebbe necessario il ritorno al voto dopo la sua elezione. E il confronto con gli elettori è ancora la cosa che accomuna Salvini e la Meloni. Il primo perché ci vuole arrivare prima che la parabola della sua Lega scenda troppo e la seconda per la speranza di arrivarci in corrispondenza del picco di consensi del suo partito. Al netto della sfida sulla leadership, i leader della coalizione stanno continuando a parlare con una sola voce là dove devono esprimere idee e contenuti comuni. Come nel caso delle candidature per le amministrative in programma questo autunno. In settimana si incontreranno i responsabili degli enti locali dei partiti della coalizione per portare le proposte dei coordinamenti regionali per tutti i comuni più piccoli, cioè tranne le quattro città metropolitane. Per le quali è previsto invece un vertice dei leader, sempre nel corso di questa settimana.
Il problema della leadership o di Palazzo Chigi è lontano. E non ha senso parlarne ora, fanno sapere da Forza Italia. Semmai è necessario chiudere la partita delle candidature per le amministrative nel miglior modo possibile dopo l'impasse provocato dal rifiuto di Albertini e di Bertolaso di accettare le candidature per Milano e Roma. «Troveremo senza dubbi e senza alcun problema candidati in grado non solo di vincere le elezioni - commenta la senatrice azzurra Licia Ronzulli -, ma di governare bene città che, come accade a Roma e Milano, meritano ben di più di quanto hanno avuto». Agenda confermata dalla stessa Meloni: «Vedrò Salvini e Tajani - conferma -. FdI ha già i nomi da proporre. E a quel tavolo li proporremo».
Intanto proprio Fratelli d'Italia annuncia un nuovo ingresso nel gruppo consiliare della Regione Lombardia. Si tratta del bergamasco Paolo Franco che lascia il gruppo Misto (e quindi l'opposizione) per rinforzare la maggioranza che sostiene la giunta guidata da Fontana.
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